Bassetti: «Comunione e missione», le direttrici per il futuro

Introdotti dal cardinale i lavori della 76ª Assemblea Cei, fino al 27 maggio. Un bilancio del suo mandato come presidente e una porta aperta verso il futuro e le sue sfide. «Desidero fare al mio successore i migliori auguri e mi impegno fin da ora a pregare per lui»

Anzitutto un ringraziamento al Papa, «per la fiducia che mi ha sempre accordato» e per «il cammino che abbiamo percorso insieme a servizio della Chiesa». È iniziata così l’introduzione del cardinale presidente Gualtiero Bassetti ai lavori della 76ª Assemblea della Cei, in corso a Roma fino al 27 maggio. L’ultima, per lui, nelle vesti di presidente. «In questi anni – ha ricordato – ho potuto godere di un rapporto diretto con Lui, che mi ha fatto sentire ancora di più non solo all’interno della Chiesa che è in Italia, ma anche parte della Chiesa universale». Quindi, la consegna di «alcuni pensieri che inevitabilmente si mescolano con un po’ di emozione ma che sono arricchiti soprattutto da una forte speranza cristiana».

Il cardinale ha ricordato anzitutto gli «eventi drammatici» che hanno segnato gli ultimi mesi «e anche gli ultimi giorni della mia presidenza». La pandemia di Covid-19, anzitutto; quindi le notizie di «una guerra tanto inattesa quanto brutale e ingiustificabile, che ha luogo nel territorio della Repubblica di Ucraina». Una guerra per la quale – «oltre a sostenere le doverese vie diplomatiche» – il Papa ha speso più volte parole accorato, «per fermarne gli orrori», mentre «la Chiesa che è in Italia si trova fortemente impegnata per alleviare le sofferenze della popolazione ucraina e dei rifugiati, soprattutto grazie al prezioso lavoro di Caritas Italiana». Bassetti lo ha ribadito ancora una volta: «Non possiamo non continuare a chiedere pressantemente, insieme a tante associazioni, movimenti e aggregazioni laicali, che le armi vengano deposte e che si apra una nuova stagione di riconciliazione, di giustizia e di pace». Vanno in questa direzione gli incontri sul “Mediterraneo Frontiera di pace”, a Bari nel 2020 e a Firenze nel febbraio scorso. «Il testo della Carta, firmato a conclusione dell’evento nel capoluogo toscano, ha espresso il forte desiderio di comunione e di pace che emerge da tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo», ha affermato il cardinale.

Nel discorso del porporato, tre icone bibliche, scelte per esprimere «alcuni punti che hanno caratterizzato la mia esperienza di questi ultimi cinque anni: lo sguardo dei discepoli rivolto
a Gesù, la Chiesa impegnata a raccontare al mondo che Dio è Padre, il fuoco dello Spirito che spinge al rinnovamento e la comunità cristiana primitiva in cui sono annoverate Maria e le donne». “Comunione” e “missione” le due parole chiave che ne derivano. Guardando alla sua esperienza alla guida dell’assemblea dei vescovi, ha sottolineato che «mi è sempre più chiaro che, nonostante la varietà di sensibilità e di prospettive, ciò che ci accomuna è questo sguardo fisso su Gesù, trasparenza di Dio Padre. Quando sento la parola “comunione” penso quindi con realismo ma soprattutto con fiducia a ciò che ci accomuna. Le amicizie spirituali più belle e durature tra di noi nascono in questo orizzonte». Immediata, quindi, l’espressione della «profonda gratitudine al Signore» per monsignor Stefano Russo, «che ha servito la Cei con me in questi ultimi quattro anni e che il Santo Padre ha ora chiamato a essere Pastore della Chiesa di Velletri-Segni», così come per i vice presidenti, il personale della segreteria e «tutto il personale della Cei. Questi anni – ancora le parole di Bassetti – mi hanno rafforzato nella convinzione dell’importanza della Cei e in particolare di questa nostra Assemblea. Si tratta di due luoghi in cui si esprime concretamente, anche se a titolo diverso, la comunione e la collaborazione tra di noi vescovi. Di certo, la storia suscita sempre nuove domande ed esigenze, alle quali bisogna saper rispondere con sapienza».

Riferendosi al libro degli Atti, il porporato ha osservato che «comunione e missione mi sembrano due parole chiave anche per la Cei, che andrà disegnandosi nel prossimo futuro. Il nostro essere  insieme discepoli e Pastori dipende dallo sguardo convergente su Gesù, che ci rende forti per affrontare le responsabilità che ci attendono. Vi consegno quindi questo primo pensiero, prendendo a prestito le parole di san Paolo: “Non vergogniamoci del Vangelo, perché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede” (cfr. Rm 1,16). Seguiamo Gesù fino alla fine, viviamo la comunione tra di noi fondandola sull’essenziale della fede. A quel punto potremo raccontare la nostra esperienza di credenti nel Risorto, educare alla vita buona del Vangelo, consegnare la Parola di Dio a quanti si attendono da noi una luce e un conforto».

Quindi, l’esortazione a «essere padre», testimoniando la paternità di Dio rivelata da Gesù. «Essere padre di una comunità cristiana oggi significa incontrare le persone ed entrare in sintonia con loro: saper piangere con chi piange e gioire con chi gioisce (cfr. Rm 12,1). Significa sviluppare l’arte del dialogo approfondito e sincero. Significa orientare la vita propria e altrui verso il bene
possibile. Significa prendere delle decisioni, solo dopo aver ascoltato la voce della Parola di Dio e quella delle donne e degli uomini di buona volontà. Il nostro Paese è ricco di persone così, testimoni spesso silenziosi ed efficaci del Vangelo», l’omaggio. E la memoria va ai morti di Capaci e via d’Amelio, nel trentennale delle stragi, ma anche a «Rocco Chinnici, Piersanti Mattarella, Rosario Livatino, don Pino Puglisi e tanti altri martiri della giustizia. Dal loro sacrificio, cosciente ed eroico, è nato un atteggiamento nuovo di condanna chiara delle mafie, che ha inciso anche nella vita di tutti noi come credenti e come cittadini. Falcone e Borsellino – ha continuato il presidente dei vescovi – sono diventati “padri di una nuova generazione”, smuovendo le coscienze soprattutto dei giovani».

Un tema, questo, che Bassetti indica prioritario per «il nostro servizio di pastori», dato che «un’educazione cristiana matura apre le porte alla vera libertà». Ricordando quindi l’incontro del 18 aprile scorso, quando «migliaia di adolescenti hanno colorato piazza San Pietro che durante la pandemia era vuota», ha confermato «il nostro impegno per la tutela dei minori e la prevenzione  degli abusi. Vogliamo ambienti sicuri e a misura dei più piccoli e vulnerabili – ha assicurato -. Per questo, come già ribadito in altre occasioni, intendiamo promuovere una migliore conoscenza del fenomeno degli abusi per valutare e rendere più efficaci le misure di protezione e prevenzione». Spazio anche a un ricordo personale: «Da ex rettore di Seminario, lasciatemi dire che i nostri ragazzi, sin dai primi anni della loro vita, sono portatori sani di una energia straordinaria: attendono solo testimoni credibili e affidabili, capaci di consigliare il modo in cui trasformare questa forza vitale estemporanea in felicità duratura. Ma noi come cristiani, come Pastori, siamo felici? Riusciamo a essere veramente padri, figure significative come testimoni e come guide? Sappiamo trasmettere la passione per la vita che conduciamo? Riusciamo a raccogliere i sogni dei giovani sul loro futuro e a trasformarli in progetti di vita alla luce del Vangelo? Riusciamo a cogliere queste scintille per farle maturare sino a diventare a loro volta luci perenni per gli altri?», è la riflessione.

Guardando, quindi, all’icona biblica del fuoco dello Spirito, che «muove e purifica» le cose, il cardinale ha ricordato il cammino sinodale in cui sono impegnate le Chiese d’Italia. «Il suo primo effetto importante è che ci stiamo reciprocamente ascoltando. Questo non avviene senza fatica, è indubbio: però tutti stiamo percependo la bontà di una simile operazione. Stiamo rovesciando la piramide, comunicando la necessità che ogni cristiano, secondo la sua specifica vocazione, partecipi attivamente e responsabilmente alla vita ecclesiale». Ancora, «stiamo concretizzando quella
partecipazione sempre più chiara e attiva dei fedeli laici alla missione della Chiesa, auspicata ancora dal Concilio e sostenuta con forza da Papa Francesco». Tra un anno si passerà al «discernimento sapienziale», ha ricordato, annunciando la possibilità di «una stagione ecclesiale nuova, ricca di straordinarie possibilità di crescita. Una vera stagione dello Spirito». Una sfida che «andrà oltre il mio mandato e che continuerò a seguire con simpatia e nella preghiera».

Sempre riferendosi alla Pentecoste, Bassetti ha rimarcato che «se la Chiesa si fa davvero inondare dallo Spirito può diventare anche la coscienza critica della società e subirne quindi l’ostilità. Ma i cristiani – ha osservato – obbediscono a Dio e non agli uomini (cfr. At 4,19): per questo, pur nella piena distinzione dei ruoli, anche noi Pastori non manchiamo di far sentire la nostra voce, quando riteniamo che siano minacciate le persone, soprattutto le più deboli». Di qui, la veloce disamina delle «tante e delicate questioni su cui la politica è chiamata a decidere», dalla guerra in Ucraina al Piano nazionale di riprese e resilienza, dal sostegno economico a famiglie e imprese alla quesitone meridionale, all’ambiente, all’immigrazione, al fine vita. «Il credente oggi più che mai deve accettare il rischio della carità politica, sottoposta per sua natura alle lacerazioni delle scelte difficili, alla fatica delle decisioni non da tutti comprese, al disturbo delle contraddizioni e delle conflittualità sostenibili, al margine sempre più largo dell’errore costantemente in agguato. Il politico cristiano – ha proseguito il cardinale – imbocca la strada da Gerusalemme a Gerico, non passa oltre per paura di contaminarsi, non si rifugia nei suoi affari privati. È un mestiere difficile, non c’è dubbio: non solo perché non deve assolutamente clericalizzare la politica ma perché deve anche evitare qualunque forma di integralismo, che ridurrebbe il messaggio evangelico ad una ideologia sociale. L’esercizio della politica resti “laico”», è il monito. In ogni caso, il presidente uscente lo ha ribadito con decisione ai vescovi, «una Chiesa in ascolto dello Spirito è anche una Chiesa che, quando necessario, sa disturbare i governanti, chiedendo di tenere alto il livello della discussione, di uscire dalle logiche esclusivamente economiche e di mettere al primo posto la dignità della persona, di ogni persona». Come sta accadendo nelle diocesi italiane, che «stanno svolgendo attività di accoglienza e integrazione: ad oggi 148 diocesi hanno accolto quasi 11mila ucraini, di cui circa 5mila minori», ha riferito citando i dati Caritas.

La comunità degli Apostoli, nell’orizzonte della riflessione di Bassetti, a partire da Maria e dalle donne di Galilea. «Queste figure femminili hanno molto da insegnare alla nostra Chiesa, al nostro modo di essere Chiesa. È tempo di valorizzare la dimensione femminile della Chiesa attraverso scelte concrete, che legittimino il ruolo che tante donne già svolgono in vari ambiti dalla catechesi alla carità – l’esortazione -. È tempo di compiere scelte nuove per consentire un coinvolgimento maggiore delle donne nella vita della Chiesa», dando corpo agli ultimi due Motu proprio del Papa.

Da ultimo, il ringraziamento al Signore «per il cammino compiuto con ciascuno di voi: è stato un percorso che mi ha arricchito umanamente e spiritualmente. Abbiamo vissuto con intensità una dimensione che il Concilio Vaticano II ha evidenziato: la collegialità episcopale. Non è uniformità, ma esperienza di comunione nelle diversità». Un dono «che il tempo non cancella – ha assicurato il porporato – e che potrà solo crescere con la preghiera». Poi, l’ultima nota tecnica: «Tra poco, come prevede lo Statuto, provvederemo alla definizione di una terna di nomi da presentare al Santo Padre per la nomina del nuovo presidente della Cei. Non si tratta di una operazione amministrativa, ma piuttosto di una azione da compiere secondo lo Spirito. Desidero fare al mio successore i migliori auguri e mi impegno fin da ora a pregare per lui».

24 maggio 2022