Bassetti al Ceis: «Le vostre testimonianze sono annuncio di Pasqua»

Il presidente della Cei ha visitato la struttura di recupero in via Ambrosini dove ha celebrato l’Eucaristia: «Se comprendiamo cosa significa essere liberi abbiamo dato una prospettiva limpida alla nostra vita»

Giorgio guarda il foglio degli appunti e poi alza lo sguardo verso la sala piena di amici, compagni di strada, uomini e donne che cercano un riscatto dalle dipendenze. Ha 36 anni ed è la seconda volta che prova a guarire. È stato accolto al Ceis dieci mesi fa, per curare la tossicodipendenza da cocaina. La sua è una famiglia distrutta dalla droga, «anche mia sorella ha cominciato a farsi, così ho deciso di aiutarla. L’ho denunciata perché fosse portata in comunità. Ma sono ricaduto per i sensi di colpa, per averla fatta separare da sua figlia». Tornato al Ceis, «sono riuscito a lavorare su me stesso. Oggi mia sorella ce l’ha fatta, è tornata a fare la madre e a breve tornerò anche io a casa con una nuova vita».

Massimiliano, con la voce rotta dalla commozione, racconta di come a 15 anni ha iniziato a fare uso di sostanze stupefacenti. Oggi ne ha 49. La paura di non essere accettato dalla comitiva che frequentava, di essere giudicato, lo ha fatto cadere nel baratro della dipendenza. Nel 2016 la decisione di impegnarsi in un percorso di recupero, a febbraio 2017 il suo ingresso al Ceis di Città della Pieve: «All’inizio non riuscivo a fidarmi di nessuno, poi, grazie agli operatori, mi sono messo in discussione lavorando sui miei limiti».

Sono storie di morte e resurrezione quelle ascoltate dal cardinale Gualtiero Bassetti, mercoledì 21 marzo, al Centro italiano di solidarietà: «Quest’anno, era necessario che venissi nella vostra comunità – ha detto il presidente della Cei – per sentire il primo annuncio della Pasqua». Alla celebrazione eucaristica officiata nella grande sala ricreativa di via Ambrosini hanno partecipato i ragazzi delle comunità terapeutiche, bambini con le loro mamme in difficoltà, rifugiati ospiti del Centro con i loro famigliari e gli operatori delle diverse strutture. A tutti loro, nel corso dell’omelia, il cardinale Bassetti ha rivolto l’augurio di «scegliere non solo il bene, ma il meglio per voi e per gli altri».

È tutta una questione di libertà, per il porporato, «che insieme all’amore diventa fondamentale e determinante per la nostra esistenza. Se comprendiamo veramente cosa significa essere liberi abbiamo dato una prospettiva limpida alla nostra vita, se non lo comprendiamo sarà una continua agitazione». Quando «insegnavo religione nelle scuole – ha ricordato il cardinale – domandavo spesso ai ragazzi cosa fosse per loro la libertà. Un ragazzino di 14 anni una volta mi rispose: “è fare quello che mi piace”. Vediamo concretamente qual è la libertà che uomini e donne di oggi preferiscono. C’è chi è convinto di raggiungerla facendo soldi, sfruttando gli altri; chi brucia se stesso abbandonandosi ai piaceri della carne, chi corrompe, uccide; tutti rinunciano alla speranza».

Ed ecco quindi che l’amore salva: «aiutare ogni uomo e ogni donna nella situazione in cui si trova». Come fanno al Ceis e nella comunità di Mondo X che Bassetti ha confidato di seguire molto da vicino: «Sono vostri “cugini”, i metodi si possono differenziare ma il fine è lo stesso». Poco dopo la nomina a presidente della Cei, «il primo messaggio sul cellulare me lo ha inviato un gruppo di questi ragazzi che stanno sul monte Tabor. C’era scritto: “Sei il nostro papà, non ti dimenticare di noi”. Quando mi sono presentato ai vescovi, ho rivolto ai miei ragazzi il primo pensiero. Non mi dimentico di essere loro papà, anzi, è la cosa che in questo momento mi dà più sostegno per affrontare i miei impegni alla guida della Cei».

 

22 marzo 2018