Bangladesh: grave incendio nel campo Rohingya

Save the Children: quasi 800 rifugi distrutti, 93 danneggiati. Almeno 4.200 bambine e bambini rimasti senza casa. L’appello: finanziare completamente il piano di risposta

Save the Children lancia l’allarme sulla situazione nel campo di Cox’s Bazar, in Bangladesh, l’insediamento di rifugiati Rohingya che è il più grande al mondo, dopo l’incendio che domenica scorsa, 7 gennaio, ha spazzato via uno dei 33 campi che lo compongono: il Campo 5. Quasi 800 i rifugi andati completamente distrutti mentre altri 93, secondo l’Unhcr, sono stati parzialmente danneggiati. Il risultato: circa 7mila rifugiati Rohingya, tra cui almeno 4.200 bambine e bambini, sono ora senza casa.

«Stavamo tutti dormendo quando è scoppiato l’incendio – racconta Rasheda, 42 anni, una rifugiata Rohingya con cinque figli -. Ci siamo svegliati quando abbiamo sentito le urla dei nostri vicini dopo che il fuoco si era avvicinato alla nostra casa. Ho svegliato subito mio marito, mia suocera e i bambini – prosegue -: abbiamo lasciato il nostro rifugio e questo ci ha salvato la vita. Tutto è andato in cenere e non abbiamo potuto salvare niente. Non abbiamo più nulla da indossare quest’inverno».

Sono circa un milione i rifugiati Rohingya che vivono nei campi in Bangladesh dopo essere fuggito dalle violenze in Myanmar più di sei anni fa. Almeno la metà di loro sono bambini. L’organizzazione è intervenuta sul posto subito dopo gli incendi, coordinandosi con il governo e altri attori umanitari per sostenere le famiglie rimaste senza casa a causa del disastro e fornendo coperte, zerbini, kit per l’igiene e vestiti invernali, visto che il Bangladesh è attualmente nella sua stagione più fredda e le temperature scendono durante la notte.

«La situazione nei campi continua a peggiorare – spiega Shamin Jahan, direttore ad interim di Save the Children in Bangladesh -. I bambini vivono nella paura delle bande armate e della violenza, e le famiglie ricorrono ai matrimoni precoci e al lavoro minorile per sopravvivere. Molti stanno nuovamente mettendo a repentaglio la propria vita – prosegue – intraprendendo viaggi in barca estremamente pericolosi alla ricerca di un futuro migliore: nessun bambino dovrebbe correre il rischio di trascorrere settimane in mare con poco cibo e acqua». Di qui l’esortazione al governo del Bangladesh e ai donatori a «migliorare le condizioni di vita nei campi, adottando misure urgenti per prevenire gli incendi» e «migliorando le procedure di evacuazione. I governi – sono ancora le parole di Jahan – devono finanziare completamente il piano di risposta per i Rohingya, che attualmente è finanziato solo al 50%. Dobbiamo dare speranza ai bambini nel 2024».

Ancora, alla comunità internazionale Save the Children chiede di sostenere soluzioni a lungo termine per i Rohingya, collaborando con il governo del Bangladesh per ampliare le opportunità formali di lavoro e di istruzione per i rifugiati Rohingya, e per la comunità ospitante, migliorando i diritti dei Rohingya nei Paesi che ospitano i rifugiati, nonché il loro eventuale ritorno volontario e dignitoso in Myanmar quando le condizioni saranno sicure e i diritti garantiti.

9 gennaio 2024