La condizione delle minoranze e la minaccia terroristica. L’arcivescovo di Dacca, il cardinale Patrick D’Rozario, ne parla alla fondazione Aiuto alla Chiesa che soffre in occasione della consacrazione della chiesa di San Michele ad Harintana, piccola cittadina della diocesi di Khulna, costruita proprio grazie alle donazioni della famiglia Monti e di molti altri benefattori di Acs. «Voglio anzitutto rendere omaggio – dichiara – ai fratelli e alle sorelle che hanno perso la vita per mano dei jihadisti a Dacca il 1° luglio 2016, comprese le vittime italiane, fra le quali vi era anche Simona Monti».

La prima pietra era stata posta lo scorso 27 settembre, in una nazione con lo 0,5% di cristiani. «Non importa quanto sia piccola la comunità cristiana – prosegue -, ha certamente bisogno di un luogo di culto. Edificare una chiesa, o meglio una semplice cappella se confrontata con le chiese europee, garantirà ai fedeli un senso di identità e incrementerà il loro senso di appartenenza. La maggior parte degli edifici di culto nelle aree rurali sono inoltre utilizzati come scuole elementari».

Di questa piccola comunità il cardinale descrive le condizioni di vita. «I cristiani in generale e le popolazioni tribali in particolare (più del 50% del totale dei fedeli della nazione), vivono nella povertà estrema – riferisce -. Il sostegno della comunità cristiana occidentale sarà molto apprezzato». Diverse possono essere le aree di intervento: «Abbiamo bisogno di sacerdoti e religiose, in particolare docenti qualificati per formare i seminaristi nel seminario maggiore. Molte scuole di villaggio gestite dalla Chiesa hanno inoltre bisogno di abiti, cancelleria e del necessario per sostenere i costi dei servizi agli studenti, nonché di stipendi per i docenti».

Ancora, il porporato spiega che molte parrocchie amministrano pensioni e ostelli, i quali rappresentano «il mezzo migliore, in alcuni casi l’unico possibile, per offrire agli studenti cristiani più poveri la possibilità di istruirsi. Ma tale gestione richiede veramente molto denaro». C’è poi il versante sanità. «Le malattie epidemiche sono ancora molto comuni nelle remote aree rurali del Bangladesh. La cura per le donne incinte e per i neonati è sempre stata una priorità fra le attività della Chiesa cattolica in Bangladesh, e dobbiamo cercare fondi per amministrare reparti maternità e ambulatori». A questi fattori si aggiungono poi le calamità naturali, che colpiscono il Paese quasi ogni anno.

L’estremismo islamico resta comunque una delle minacce più insidiose. Basti pensare, spiegano da Acs, che negli ultimi due anni Al Qaeda e il sedicente Stato islamico hanno rivendicato la responsabilità per l’uccisione di decine di persone. «La Chiesa – commenta l’arcivescovo – prega per la conversione dei responsabili di questi crimini», di cui sono vittime non solo i cristiani ma anche «alcuni induisti e buddisti. Sono stati presi di mira anche musulmani liberali, e alcuni di essi sono stati uccisi da questi poteri politico-religiosi. Il governo è consapevole della necessità di garantire sicurezza alle minoranze». Nonostante difficoltà e minacce comunque, conclude, «la comunità cristiana bengalese non verrà meno alla sua missione».

24 febbraio 2017