Bambino Gesù, un decalogo sulla nutrizione dei bimbi nelle emergenze umanitarie

Sintetizzate in 10 punti chiave le raccomandazioni di Oms e Infant feeding in emergencies. Tra le priorità, l’allattamento al seno

Sintetizzate in 10 punti chiave le raccomandazioni di Organizzazione mondiale della sanità e Infant feeding in emergencies. Tra le priorità, l’allattamento al seno

Assicurare l’allattamento al seno, incoraggiare l’uso di cibi locali, favorire la relazione madre-figlio. Sono alcune delle raccomandazioni di Organizzazione mondiale della sanità e Infant feeding in emergencies per garantire un’adeguata alimentazione dei lattanti e dei bambini durante le emergenze umanitarie, che l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù ha sintetizzato in 10 punti. Il risultato: una sorta di decalogo destinato anzitutto agli operatori sanitari chiamati ad agire nelle situazioni di emergenza e post-emergenza, sul quale si è incentrata la due giorni di formazione nella sede dell’ospedale, che si chiude oggi, mercoledì 27 aprile.

Lattanti, bambini al di sotto dei 2 anni e donne in gravidanza, spiegano gli esperti del Bambino Gesù, sono i gruppi maggiormente a rischio di malattia e di morte in caso di eventi drammatici: conflitti, catastrofi ambientali, migrazioni di massa. «Hanno bisogni specifici a cui gli operatori sanitari dovranno rispondere presto e con strategie appropriate». Tra le priorità, l’avvio e il mantenimento dell’allattamento al seno esclusivo dino al 6° mese di vita del bambino, «comunque le poppate frequenti fino a due anni e oltre», recita il primo punto del decalogo. Quasi il 95% dei decessi di neonati e bambini nelle emergenze è dovuto a diarrea causata dall’acqua contaminata e dalle scarse condizioni igieniche. «In tal senso l’allattamento al seno offre un’eccellente fonte di nutrimento ed è la prima misura di prevenzione, sia perché non necessita di alcun ausilio che possa essere contaminato, sia perché è ricco degli anticorpi prodotti dalla madre per difendere il lattante dai germi presenti nell’ambiente».

Se la madre non fosse reperibile, vanno prese in considerazione, suggeriscono gli esperti, «modalità alternative per assicurare l’allattamento al seno», ad esempio individuando delle balie, oppure «un’alimentazione sicura con sostituti del latte materno che andranno preparati e conservati correttamente e somministrati, preferibilmente tramite tazzina». Assolutamente sconsigliato l’uso di biberon, tettarelle e succhiotti per ridurre il rischio di contaminazione a motivo delle precarie condizioni igienico sanitarie. Vanno incoraggiate a riprendere l’allattamento al seno anche le madri che fanno ricorso ad aggiunte di «latte di formula» o che hanno interrotto da poco l’allattamento.

Tra i fattori determinanti per garantire un’adeguata offerta di latte «sia in termini di quantità che di qualità», il mantenimento della relazione e il contatto con nil bambino. «Lo stare insieme al bambino, il contatto, il sentirsi in un luogo sicuro – evidenziano gli esperti del Bambino Gesù – facilitano nella madre il rilascio del riflesso di oxitocina che determina la fuoriuscita del latte dal seno, favorendo così la poppata. Lo stress e la paura possono determinare una difficoltà momentanea al rilascio di questo ormone». Per questo è molto importante «tenere madri e bambini insieme e facilitarne la relazione: più la mamma è nello stesso ambiente del bambino, più il suo corpo è in grado di rilasciare anticorpi specifici per proteggerlo. La composizione del latte materno è sempre perfetta per le necessità nutritive del neonato, anche quando la madre risulti malnutrita».

Altre raccomandazioni degli specialisti riguardano la possibilità di garantire adeguate quantità di latte di formula per i piccoli già alimentati con sostitui del latte materno, il rispetto dell’adeguatezza degli alimenti e delle norme igieniche nella preparazione dei cibi solidi per i piccoli al di sopra dei 6 mesi, il rispetto della normativa internazioanle su donazione e distribuzione di sostituti del latte materno. E ancora, gli operatori sanitari nelle emergenze vengono inviati a favorire l’uso di ingredienti locali e a prendersi cura delel madri, favorendo anche la formazione di gruppi di sostegno, improntati alla collaborazione e all’autoaiuto fra le madri.

«Si tratta di semplici ma preziose linee di indirizzo che possono fare la differenza per proteggere la vita e la salute dei più piccoli» sottolinea Immacolata Dall’Oglio, coordinatore Sviluppo Professionale infermieristico del Bambino Gesù.

27 aprile 2016