Bambino Gesù, terminata la prima udienza in Vaticano

Agli atti del processo, che vede imputati Giuseppe Profiti e Massimo Spina, una lettera del cardinale Bertone. Il reato contestato: peculato

Solo un pool di giornalisti è stato ammesso a seguire l’evento. Rigettata immediatamente dal tribunale vaticano la proposta della difesa che non li voleva presenti in aula, per timore della potenziale risonanza mediatica,  ma collegati in streaming in un’altra stanza: «Non sussistono né circostanze di legge né circostanze di fatto”, le parole del collegio giudicante. I giornalisti dunque sono rimasti in aula, dopo la lettura del reato d’accusa, che si configura come peculato. Agli atti del processo, anche una lettera del cardinale Tarcisio Bertone, ex segretario di Stato vaticano. «Se il documento è ammesso a noi va benissimo – ha dichiarato Ottaviani, legale di Massimo spina, interpellato a proposito dal presidente del collegio giudicante -. Se nessuno la mette in dubbio, siamo tutti d’accordo: se qualcuno la mette in dubbio, vedremo», ha aggiunto, adombrando la possibilità che la difesa chiami a testimoniare il porporato.

«Avere usato male il denaro della Fondazione Bambino Gesù», tramite «un’appropriazione indebita». Questo il reato che si contesta ai due imputati, come ha precisato il promotore di giustizia aggiunto Roberto Zanotti. Profiti e Spina «sono imputati in quanto pubblici ufficiali», ha sottolineato, contestando l’istanza di Antonello Blasi, avocato di Profiti, che evocava anche il difetto di giurisdizione del reato, in quanto l’ospedale vaticano ha sede in piazza Sant’Onofrio, che è zona extraterritoriale ma si trova in Italia, e la Fondazione stessa, dove lavorava Profiti, ha sede in Italia, sulla passeggiata del Gianicolo, e quindi non rientra tra gli enti dipendenti dalla Santa Sede. Blasi ha anche affermato che il luogo dove è avvenuto il presunto reato è in Inghilterra, dove sono finiti i bonifici al centro del processo.

L’avvocato di Spina, Ottaviani, si è associato al suo collega e ha sostenuto che «mancano elementi fondamentali per dire che il reato è stato consumato o preparato in Vaticano», evocando sia una pregiudiziale civile che una pregiudiziale amministrativa e sollevando la necessità che si interrompa il processo, per accertare queste ultime. Proposta, questa, respinta al mittente da Zanotti, che ha ricordato come il recente Motu Proprio del Papa «ha ampliato la funzione di pubblico ufficiale, e non è minimamente dubitabile che i soggetti ricoprano tale funzione. In Vaticano o no – ha detto il promotore di giustizia aggiunto – l’accusa di peculato è essersi appropriati indebitamente o aver usato in modo illecito denaro pubblico». Il Collegio si è ritirato alle 10.53 ed è tornato in aula alle 11.23, quando con il rigetto delle istanze citate si è chiusa la parte preliminare e si è aperto il dibattimento con le istanze istruttorie.

Tre le richieste di Blasi, avvocato di Profiti, quella che i testimoni siano chiamati a deporre lo stesso giorno delle testimonianze degli imputati, «per evitare contaminazioni». Ancora, il legale ha chiesto una perizia sui lavori effettuati e svolti sia nel Palazzo San Carlo sia nell’appartamento del cardinale Bertone, «a integrazione delle richieste già depositate», l’acquisizione della documentazione sulla natura della Fondazione e l’accertamento della qualifica di pubblico ufficiale. Ottaviani, avvocato di Spina, ha precisato che quest’ultimo «non aveva alcun potere di firma e non poteva disporre di beni». Una eventuale perizia in merito, dunque, servirebbe a dimostrare che Spina «non aveva alcuna funzione di cassa, ma solo una funzione di indirizzo di flussi finanziari». L’ordine di bonifico, insomma, non spettava a lui: «Doveva eseguire ordini che venivano da livelli superiori al suo». Il presidente del Tribunale, Papanti-Pellettier, ha spiegato che il Collegio «si riserva di decidere sulle perizie», mentre per le modalità di prosecuzione «concorda sull’esigenza che le difese e i testimoni vengano sentiti lo stesso giorno o nei giorni immediatamente successivi». “Le risposte sulle perizie verranno comunicate a tempo debito.

18 luglioi 2017