Benedetta dal cardinale segreatario di Stato Pietro Parolin la nuova struttura dell’ospedale pediatrico, che diventa così il più importante polo pediatrico itnegrato di ricerca e assistenza in Europa. Al suo interno un’Officina Farmaceutica nata dalla collaborazione con il Gemelli
Cinquemila metri quadrati “abitati” da 150 ricercatori che si occuperanno di genetica e malattie rare, malattie multifattoriali e caratteri complessi, onco-ematologia, immunoterapia e farmacoterapia. Tutto attraverso le più moderne tecnologie per le indagini genetiche e cellulari. Sono i nuovi laboratori dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù inaugurati questa mattina, martedì 21 ottobre, nella sede di San Paolo fuori le Mura dal cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Parolin, con i quali Roma e l’Italia diventano la sede del «più importante polo pediatrico integrato di ricerca e assistenza in Europa, nonché uno dei principali al mondo», sottolineano dall’ospedale. La struttura ospita i laboratori diagnostici di genetica medica e citogenetica, diagnostica integrata oncoematologica e biobanche. Al suo interno, un’Officina Farmaceutica (Cell Factory) nata dalla collaborazione con il Policlinico universitario Agostino Gemelli, unica nel Centro-Sud Italia, con i suoi oltre mille metri quadrati, interamente dedicata alla produzione su larga scala di terapie avanzate.
«È un progetto che nasce dalle esigenze dei bambini e guarda al futuro – spiega il presidente del Bambino Gesù Giuseppe Profiti -, consapevoli che solo la ricerca farà compiere nei prossimi anni passi in avanti all’assistenza sanitaria, impensabili fino a qualche tempo fa». L’ospedale con le sue oltre 40 specializzazioni risponde a quasi il 45% della domanda ospedaliera pediatrica nazionale; da 30 anni è impegnato, come istituto di ricovero e cura a carattere scientifico, nella ricerca clinica traslazionale e negli ultimi 5 anni la sua produzione scientifica è raddoppiata. L’obiettivo: comprendere le basi e i meccanismi biologici alla base delle malattie genetiche o a larga componente genetica, che sono all’origine del 50-70% dei ricoveri pediatrici ogni anno nel mondo.
Per il direttore scientifico Bruno Dallapiccola «il nuovo polo di ricerca sarà in grado di potenziare le attività scientifiche dell’ospedale, finalizzandole allo studio delle basi biologiche delle malattie e alla loro terapia». A questo scopo, «è dotato di piattaforme tecnologiche di ultima generazione, appositamente dedicate a questi tipi di studi grazie ai quali si potranno avere nuovi strumenti per classificare malattie “orfane”, disegnare programmi personalizzati di presa in carico e terapia».
La parte infrastrutturale e tecnologica dei nuovi laboratori ha richiesto un investimento che ha superato i 26 milioni di euro, a cui vanno ad aggiungersi 15 milioni di euro come budget annuo, frutto dei progetti di ricerca e dei servizi scientifici prodotti. «Si tratta probabilmente del più grande investimento diretto nella ricerca fatto in Italia negli ultimi anni» commenta ancora Profiti. Con un «elevato tasso di rendimento». A cominciare dai circa 200 ricercatori che saranno impiegati a regime nei laboratori. La loro attività «favorirà l’attrazione dei ricercatori nazionali e stranieri – commentano dall’ospedale – contribuendo a contenere il fenomeno della “fuga di cervelli” e potenziando l’interazione con le università e gli altri centri di ricerca a livello nazionale e internazionale». Catalizzando gli investimenti sulla ricerca e favorendo lo sviluppo di un indotto industriale per le funzioni di supporto.
In concreto, nei nuovi laboratori si lavorerà a identificare le basi biologiche delle malattie e a ricercare terapie innovative in particolare per leucemie, tumori solidi, malattie rare e ultrarare e patologie metaboliche. Negli ultimi 10 anni, spiega Dallapiccola, «si è consolidata una nuova dimensione della medicina che fa sempre più riferimento ai meccanismi biologici delle malattie e si focalizza sulle caratteristiche genomiche individuali intese come fattori di suscettibilità o di resistenza nei loro confronti». Grazie ai progressi tecnologici negli ultimi 14 anni le analisi genetiche sono diventate 100mila volte più veloci e i loro costi si sono abbattuti 100mila volte. «L’utilizzo di queste tecnologie e l’applicazione delle recenti conoscenze genetiche – aggiunge il direttore scientifico – consentiranno un balzo in avanti anche in campo pediatrico verso la “medicina predittiva e personalizzata”, fondata sulle informazioni presenti nel genoma individuale che, una volta decriptate, renderanno possibile anticipare la probabilità di sviluppare nel corso della vita specifiche malattie. In questo modo sarà possibile orientare gli stili di vita e adottare misure utili a prevenirle ed impedirne o rallentarne l’insorgenza».
21 ottobre 2014