Bambini soldato: emergenza umanitaria. La campagna di Intersos

Nella Giornata internazionale contro l’arruolamento dei piccoli, l’organizzazione invita a non spegnere i riflettori. Obiettivo: reintegrare

«Sono decine, forse centinaia di migliaia, in questo momento, i bambini arruolati nei gruppi armati in almeno 14 Paesi del mondo. Non esiste una statistica ufficiale, solo stime, per un fenomeno volutamente nascosto, considerato illegale dalle convenzioni internazionali. Oltre 30mila gli arruolamenti documentati a partire dal 2012. Solo la punta dell’iceberg di un fenomeno molto più diffuso». Nella Giornata internazionale contro l’uso dei bambini soldato (Red Hand Day), che si celebra oggi, 12 febbraio, l’organizzazione umanitaria Intersos rilancia la campagna #stopaibambinisoldato, a cui dedica, tradizionalmente, il mese di febbraio. Un’occasione per dare voce alla battaglia di organizzazioni, operatori e attivisti della società civile per reintegrare gli ex bambini soldato nella società e consentire loro una vita normale.

Il segretario generale di Intersos Kostas Moschochoritis parla di «emergenza umanitaria, ben presente in molti dei Paesi in cui lavoriamo». Di più: «Un fenomeno globale, che trae nutrimento dalla natura dei conflitti contemporanei: protratti nel tempo, asimmetrici, che vedono il coinvolgimento di una miriade di attori informali e un’elevata esposizione della popolazione civile. Il nostro appello – prosegue – è a non spegnere i riflettori su quello che è sempre un atto di violenza e una delle più gravi violazioni dei diritti dell’infanzia».

Nel 2017, le Nazioni Unite hanno identificato 14 Paesi dove è ancora presente un massiccio arruolamento di bambini soldato: Afghanistan, Colombia, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Iraq, Mali, Myanmar, Nigeria, Filippine, Somalia, Sud Sudan, Siria e Yemen. Nel 2020, Intersos conduce progetti di reintegrazione di ex bambini soldato in Somalia e nella Repubblica Centrafricana. L’obiettivo, spiegano dall’organizzazione, è prendere in carico e reintegrare 150 ex bambini soldato in Somalia e 200 ex bambini soldato nella Repubblica Centrafricana. Percorsi «lunghi e complessi ma possibili».

Nella prima fase verso la piena reintegrazione, illustrano da Intersos, gli ex bambini soldati vengono accolti in un luogo protetto, nel quale hanno accesso alle cure mediche necessarie e ricevono supporto psicologico ed emozionale costante. Nella seconda fase, i minori vengono ricongiunti con la famiglia di origine o affidati a tutori. Se hanno meno di 15 anni si favorisce il loro reinserimento nel sistema scolastico; chi ha un’età maggiore e non ha intenzione di riprendere gli studi, viene coinvolto in attività formative utili all’inserimento lavorativo.

12 febbraio 2020