Bambini e ragazzi: la sfida del post Covid

Al Centro Agroalimentare il convegno promosso da Logos Medical Center e cooperativa Kairos. Il vescovo Ricciardi: «Ogni giovane deve poter avvertire che c’è qualcuno che si prende cura di lui»

Accendere i riflettori sugli effetti della pandemia, del lockdown e della didattica a distanza su bambini e adolescenti, in particolare su coloro a cui sono stati diagnosticati disturbi specifici dell’apprendimento, disturbi da deficit di attenzione e iperattività o disturbi dello spettro autistico. Questo il principale obiettivo che ha animato il convegno “Effetti pandemici in età evolutiva: rimodulazione degli assetti familiari e scolastici”, promosso questa mattina, 30 marzo, al Centro Agroalimentare di Roma dal centro clinico Logos Medical Center, polo di eccellenza per la diagnosi e la cura dei disturbi psicofisici specialmente nell’età evolutiva, e dalla cooperativa Kairos di Roma, che gestisce 42 sedi scolastiche in diverse regioni italiane.

La giornata di studi – dedicata alle analisi delle problematiche psicosociali emerse nei bambini e alle possibili strategie di intervento – è stata aperta, tra gli altri, dai saluti del vescovo delegato per la pastorale sanitaria Paolo Ricciardi, che ha inviato un messaggio: «Come diocesi di Roma ci siamo interrogati su come stare accanto a bambini e adolescenti durante questo periodo, ricordando in particolare che l’adolescenza, come diceva Papa Francesco, “non è una patologia” ma è la vita che va avanti e che ha bisogno di essere accompagnata, custodita – ha esordito -. Al di là del tempo della pandemia, ogni ragazzo deve poter avvertire che c’è qualcuno che si prende cura di lui». È necessario infatti riprodurre interventi «che tengano conto di ciò che è successo e delle conseguenze generate sulle giovani generazioni», ha commentato l’assessore capitolino alle Politiche sociali e alla salute Barbara Funari, che ha rimarcato la centralità del tema dell’integrazione sociosanitaria. «Questo è il momento di individuare percorsi, lavorare insieme e curare non solo il contesto, ma anche la famiglia».

La parola è quindi passata ad Alberto Siracusano, direttore Uoc Psichiatria e psicologia clinica del Policlinico Tor Vergata e membro del tavolo della salute mentale della Cei, che ha tenuto una lectio magistralis dedicata agli effetti del Covid sulla salute mentale: «La realtà pandemica ha senz’altro esacerbato qualcosa di già presente», ha spiegato, ricordando il peso di fattori determinanti come la povertà o l’esclusione, o di mediatori come la crisi dei valori e la solitudine. «È diventato fondamentale riuscire ad avere una visione sistemica in cui si abbinano vari aspetti», che riguardano, per esempio, la comunicazione. «Uno dei problemi che si sta presentando nella fasce giovanili è la non separazione tra realtà virtuale e reale e questo è confusivo, soprattutto in chi soffre di particolari patologie». Guardando poi alla relazione tra genitori e figli messa a dura prova dal Covid, Siracusano ha sottolineato come oggi «il calore familiare abbia bisogno della creatività e della capacità di entrare in empatia». La crisi comunicativa tra generazioni può essere dunque superata solo attraverso un confronto forte e significativo sul tema del futuro, come ha osservato lo psichiatra Tonino Cantelmi: «Dare senso e significato è il compito degli adulti: c’è un mondo straordinario di risorse nei giovani».

L’incontro è stato anche l’occasione per presentare una ricerca condotta dal dipartimento di Neuroscienze umane della Sapienza sulle impressioni dei bambini con disturbi specifici dell’apprendimento (dsa) durante la didattica a distanza. I risultati raccolti hanno registrato, tra le altre cose, una diminuzione del tempo dedicato ai compiti a casa, del livello di concentrazione, oltre che un aumento del grado di solitudine. La giornata è proseguita poi con una tavola rotonda su “Scuola e famiglia, come superare la pandemia insieme”.

30 marzo 2022