Bambine e ragazze: Roma Capitale aderisce a “Indifesa”

La giunta capitolina rinnova l’adesione alla campagna di Terre des Hommes. Save the Children mette l’accento sul fenomeno delle spose – bambine: il ruolo fondamentale dell’educazione. Il caso del Nepal

È esposto su Palazzo Senatorio lo striscione arancione con la scritta “11 ottobre: Giornata mondiale delle bambine e delle ragazze”. Anche quest’anno infatti, in occasione della ricorrenza, Roma Capitale rinnova l’adesione alla campagna Indifesa promossa da Terre des Hommes, che propone interventi e percorsi basati sulla prevenzione come strumento chiave per arginare violenza e maltrattamento nei confronti dei bambini e delle bambine. «Stiamo mettendo in campo una rete di azioni e iniziative che costituiscano un antidoto contro ogni forma di violenza e di discriminazione – spiega l’assessore alla Persona, scuola e comunità solidale Laura Baldassarre -. L’adesione a questa giornata ha un valore enorme, simbolico e sostanziale, nel percorso finalizzato a tutelare i diritti umani, partendo dalle scuole e puntando sulla partecipazione attiva dei ragazze e ragazzi». L’obiettivo lo spiega l’assessore a Roma Semplice Flavia Marzano: «Accendere un faro su una tematica oggi sempre più attuale e imprescindibile: la sensibilizzazione alla cultura del rispetto e dell’uguaglianza di genere come precondizione per realizzare azioni mirate e continuative nel tempo per garantire parità di diritti, a partire proprio dalle nuove generazioni, che saranno motore del futuro e del cambiamento».

In occasione della Giornata scende in campo anche Save the Children, accendendo i riflettori sulla piaga delle spose bambine. La sfida da vincere, evidenziano, è quella dell’educazione: «Se tutte le adolescenti del mondo potessero portare a termine la scuola secondaria, entro il 2030 potrebbero essere evitati 50 milioni di matrimoni che coinvolgono bambine e ragazze». Per sensibilizzare sull’argomento, nei giorni scorsi l’organizzazione aveva lanciato un’iniziativa sulla sua pagina Facebook, invitando i visitatori a partecipare a un matrimonio misterioso: quello di Aisha. Questa mattina il mistero è stato svelato: quello di Aisha è un matrimonio forzato di cui è stata vittima una ragazza somala che all’epoca aveva solo 13 anni. Una storia come quella di milioni di bambine al mondo, che trovano spazio sul sito di Save the Children.

Quella tra matrimoni precoci ed educazione, evidenziano dall’organizzazione, è una relazione a doppio senso: se è vero infatti che da un lato i matrimoni delle bambine rappresenta una delle cause principali dell’abbandono scolastico nei Paesi più poveri, è anche vero che le ragazze che non frequentano la scuola sono a maggior rischio di sposarsi precocemente. «Questo perché molte vivono in ambienti insicuri e i genitori spesso pensano che far sposare le loro figlie rappresenti una forma di prevenzione da violenza o un modo per proteggerle dallo stigma associato all’avere una relazione o rimanere incinta fuori dal matrimonio».

Sono circa 25 milioni i matrimoni precoci evitati negli ultimi 10 anni, tuttavia, rimarcano da Save the Children, nessuno dei Paesi in via di sviluppo è in grado attualmente di raggiungere l’Obiettivo globale dell’Onu di porre fine alla pratica entro il 2030. Se i ritmi attuali fossero confermati,solo nel 2030 si sposeranno 10 milioni di ragazze, di cui 2 milioni prima di compiere i 15 anni di età, mentre il completamento universale della scuola secondaria non sarà raggiunto prima del 2084, cioè oltre 50 anni dopo il termine previsto. Per Helle Thorning-Schmidt, direttore generale di Save the Children International, «quando una ragazza si sposa non viola i suoi diritti solo una volta ma affronta conseguenze che durano tutta la vita. Sarà più soggetta ad abusi, avrà più possibilità di diventare madre prima di essere pronta fisicamente ed emotivamente e i suoi figli saranno più a rischio di morire prima del loro quinto compleanno».

Su questo fronte Save the Children è impegnata in modo particolare in Nepal, dove persiste il più alto tasso di matrimoni precoci in Asia, sebbene la pratica sia illegale dal 1963. Grazie al lavoro di sensibilizzazione svolto con i governi locali, i leader religiosi e le comunità, il tasso di matrimoni precoci è crollato dell’11% tra il 2015 e il 2017, nelle aree dove opera l’organizzazione. «Questo testimonia che cambiare gli atteggiamenti sociali è importante ed è per questo che abbiamo messo tanto impegno nel parlare con i leader religiosi, trasformandoli da ostacoli al cambiamento in partner, ottenendo in questo modo risultati incredibili», racconta il direttore dell’organizzazione in Nepal Ned Onley.

Save the Children chiede dunque ai governi del mondo di moltiplicare gli sforzi per sviluppare e attuare piani e azioni per dare pieno accesso delle ragazze a programmi di salute e protezione, adeguatamente finanziati e con un forte focus sull’educazione.
«Se è stato fatto qualche progresso, non è stato abbastanza rapido. Per la Giornata internazionale delle bambine chiediamo pertanto ai governi di dare priorità al contrasto dei matrimoni precoci, uno dei maggiori ostacoli all’empowerment e all’educazione di così tante ragazze», conclude Helle Thorning-Schmidt.

11 ottobre 2018