Baldisseri: «Via alla terza tappa del Sinodo, bisogna recepire»

L’intervista al cardinale segretario del grande incontro dedicato ai giovani: «Si sentono poco ascoltati, per questo si allontanano da noi, non per questioni di morale sessuale»

A pochi giorni dalla fine dell’Assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi dedicata ai giovani il Segretario, cardinale Lorenzo Baldisseri, traccia un bilancio in una intervista esclusiva per Romasette.

Eminenza, si può dire che il Sinodo è chiuso ma non è concluso. Cosa succede adesso?

Inizia ora la terza tappa del percorso sinodale, quella della recezione ed esecuzione delle indicazioni contenute nel documento. In questi orientamenti si fa rifermento in particolare alla sinodalità come uno stile per la missione, il camminare insieme nel quotidiano, il rinnovato slancio missionario e la formazione integrale. L’Assemblea, che si è chiusa il 28 ottobre scorso, è stato un esercizio potente della sinodalità della Chiesa. E questo lo si deve dire con franchezza per il fatto che tutto il popolo di Dio ha partecipato all’evento sinodale, che è divenuto “processo” che si dipana nel tempo. Infatti vi è stata una preparazione intensa, partecipata e ben curata a diversi livelli, la cui più alta espressione è stata la riunione presinodale del marzo scorso, in cui i giovani, provenienti da tutto il mondo sono stati i protagonisti. E non sono mancate altre iniziative, come pellegrinaggi, incontri in santuari, in centri di preghiera. La celebrazione poi dell’Assemblea ha visto la partecipazione dei rappresentanti di tutti i Vescovi del mondo, con sacerdoti, religiosi, religiose e laici, nonché la presenza di delegati fraterni, che hanno dato un respiro ecumenico all’evento.

La sinodalità sembra un metodo di lavoro ormai irreversibile per la Chiesa, eppure non sono mancati voti contrari. Anche sul documento finale si sono registrati diversi “non placet”. Come se lo spiega? È preoccupato per questo?

Com’è noto, un nuovo documento è stato recentemente pubblicato sul Sinodo dal titolo “Episcopalis Communio”, che sancisce e rinnova allo stesso tempo l’aspetto sinodale costitutivo della Chiesa. Proprio perché l’Assemblea è sinodale la varietà delle opinioni, le differenti espressioni culturali e le diverse sensibilità non sono state un ostacolo, ma una ricchezza. Vorrei dire che nel Sinodo, che non è un parlamento come Papa Francesco dice, è naturale che ci siano contrasti e differenze, che proprio per l’azione dello Spirito Santo diventano utili, preziose, suscettibili di approfondimento.

Molti sostengono che i giovani si allontanano dalla Chiesa soprattutto a causa della morale sessuale. È davvero solo questo? Cosa è emerso dal Sinodo, qual è la proposta della Chiesa?

Non è solo questo. Direi che non è neanche la ragione fondamentale. I motivi per cui i giovani si allontanano dalla Chiesa sono molteplici. Si allontanano perché non si sentono sufficientemente compresi dalla Chiesa istituzionale e, come è emerso dalla Riunione pre-sinodale di marzo di cui ho fatto menzione prima, cercano una Chiesa trasparente, coerente e dialogante, che sia chiaramente “in uscita”. Chiedono anche maggiore spazio per poter esprimere la loro creatività nella sequela di Cristo e contribuire con il loro entusiasmo alla vita delle comunità ecclesiali in cui sono inseriti. Sono inoltre consapevoli di aver bisogno di essere accompagnati nel cammino della fede e nelle decisioni importanti della vita, ma lamentano la difficoltà ad incontrare sacerdoti o adulti che dedichino loro del tempo. Per quanto riguarda l’affettività e la sessualità, sono sicuramente aspetti particolarmente avvertiti nell’età giovanile. In genere i giovani ascoltano una molteplicità di messaggi che in molti casi li disorientano, cosicché desiderano parlare di questi temi con ampiezza, serenità ed oggettività. Al riguardo, il Documento Finale mette in luce che è compito della Chiesa trattare l’affettività e la sessualità in una visione antropologica integrale. La proposta cristiana non vuole essere un compendio di norme estranee al vissuto dei giovani, ma intende promuovere una visione grazie alla quale questi aspetti vengano vissuti in maniera pienamente umana. A questo proposito, la castità è il valore da proporre ai giovani come un traguardo certo, capace realmente di valorizzare la persona, come insegnano il Catechismo della Chiesa Cattolica, la teologia del corpo di San Giovanni Paolo II, la Deus Caritas est di Papa Benedetto XVI e l’Amoris Laetitia di Papa Francesco.

Sul ruolo delle donne cosa potrà cambiare dopo questa assemblea?

Provenendo i Padri sinodali da diversi Paesi e culture, durante l’Assemblea è emerso che in molte situazioni occorre promuovere maggiormente il ruolo delle donne, in quanto spesso sono penalizzate dai contesti culturali. La Chiesa, dal canto suo, cerca di assicurare questa promozione nella società e, allo stesso tempo, considera il contributo delle donne alla vita della comunità ecclesiale come fonte di arricchimento umano e spirituale. Una loro maggiore partecipazione e coinvolgimento nella pastorale è auspicabile, includendo una maggiore presenza nei processi decisionali.

Si è discusso molto del linguaggio da usare con le nuove generazioni. Se lei dovesse indicare un mezzo, un ambito, un modo di comunicare per avvicinare la Chiesa ai giovani, quale proporrebbe?

Le forme classiche di comunicazione sono certamente ancora valide, ma i nuovi linguaggi che nascono e si trasformano continuamente sono senz’altro oggi indispensabili per capire a chi si sta parlando, considerando che tra le generazioni dei giovani ci sono diverse categorie. Spesso il nostro linguaggio come Chiesa è poco compreso dai giovani, così che è necessario che i pastori, formatori e accompagnatori dei giovani debbano imparare i linguaggi odierni che sono molto condizionati dalla digitalizzazione, la interazione e il dialogo.

Il video della festa conclusiva del Sinodo ha fatto il giro del web, compresa la sua apprezzata performance pianistica. Può essere considerata un’icona di un diverso atteggiamento della Chiesa verso i giovani?

Il dialogo con i giovani può avere luogo anche grazie ai nuovi spazi culturali e artistici dove loro diventano attori protagonisti che offrono il loro contributo alla Chiesa. In questo senso abbiamo avuto una bella esperienza: un incontro tra i giovani che partecipavano ai lavori sinodali e che hanno voluto organizzarsi e offrire anche un momento di conviviale fraternità.

 

 

31 ottobre 2018