Perché è così difficile capire che le dinamiche della sinodalità non rispondono alle logiche delle contrapposizioni o delle fazioni “vincitori-vinti”?
Siamo troppo abituati a ragionare in termini di maggioranza e minoranza, come espressione di chi vince e di chi perde. Questo, inevitabilmente, genera contrapposizioni. La sinodalità, invece, risponde a un altro criterio: il consenso per conseguire il fine ultimo “salus animarum”, che si modula nel tempo e nello spazio su tematiche concrete, da cui scaturiscono decisioni per il bene dei fedeli. In questa prospettiva l’apporto di ciascuno è importante, perché contribuisce ad ampliare le conoscenze e a comprendere anche quelle diverse delle proprie, a chiarire le difficoltà, a proporre punti di vista che, si presuppone possano avere bisogno di integrazione. L’obiettivo non è quello del compromesso per avere più voti e vincere, ma quello di giungere a una soluzione che rappresenti il maggior bene per tutti. È necessario sviluppare insieme tutti gli elementi che concorrono alla formazione di un giudizio quanto più retto possibile, in maniera da arrivare così a quella convergenza, che meglio esprima i punti di vista di ciascuno. E anche quando si procede a votazioni per determinare una maggioranza su un testo specifico, è sempre importante tenere presenti i criteri comuni e gli elementi condivisi.

Come favorire, allora, l’ascolto e la comunione per una Chiesa sinodale?
Una Chiesa sinodale si basa sull’interazione di tre soggetti, ognuno dei quali ha un ruolo determinato e una funzione specifica: il Popolo di Dio nella sua totalità, i vescovi e il Papa. L’interazione evidenzia e rafforza la comunione tra questi soggetti. Occorre, quindi, che questa comunione si esprima anche visibilmente, sia nella vita concreta delle comunità ecclesiali sia nei momenti in cui occorre prendere decisioni. Ci sono già vari luoghi in cui ciò avviene o dovrebbe avvenire: i Consigli parrocchiali, i Consigli presbiterali, i Consigli pastorali, per non parlare dei Sinodi diocesani, che stanno riprendendo un ruolo significativo nelle Chiese locali. La modalità di svolgimento delle ultime due assemblee sinodali sulla famiglia ha fatto risaltare un ulteriore elemento che favorisce l’ascolto e la comunione in ordine a decisioni da prendere. Si tratta della consultazione di tutto il popolo di Dio: singoli, famiglie, sacerdoti, consacrati, gruppi, organizzazioni, centri accademici.

Nei giorni scorsi si è riunito il Consiglio ordinario della segreteria generale del Sinodo. Tra le altre cose sono stati individuati alcuni temi per la prossima assemblea. Ci può dire qualcosa?
Dopo la presentazione dei temi proposti dalle Conferenze episcopali e da altri enti di diritto, il Consiglio ha individuato due tipologie possibili di tema.

La prima riguarda principalmente la vita interna della Chiesa e la sua organizzazione, come ad esempio il ministero sacerdotale e la formazione a esso connessa; il dialogo interreligioso come promotore di pace; la sinodalità nella Chiesa.

La seconda tipologia, invece, rivolge la sua attenzione maggiormente al rapporto della Chiesa con la società in cui viviamo, i suoi problemi e le sue attese. In questa prospettiva, sono sembrati importanti temi come la pastorale dei giovani, la migrazione dei popoli, la dottrina sociale della Chiesa. Ovviamente, la distinzione tra temi “ad intra” e temi “ad extra” vale “a grandi linee”, nel senso che quando la Chiesa guarda a se stessa, lo fa sempre per offrire un servizio migliore a tutta la società umana e quando rivolge la sua attenzione alla società lo fa per trovare vie migliori per l’annuncio del Vangelo. I temi, come previsto dal regolamento del Sinodo, sono stati proposti al Santo Padre, che deciderà opportunamente.

C’è allo studio anche una riforma del Sinodo dei vescovi. A che punto è questo progetto?
Si sta lavorando. Un primo passo è stato compiuto con le Giornate di studio tenutesi in febbraio, alle quali hanno partecipato una cinquantina di esperti e professori universitari. Le relazioni, le comunicazioni e il dibattito sono state particolarmente arricchenti e hanno offerto elementi interessanti su cui continuare a riflettere. Il Consiglio ordinario della Segreteria generale ha dedicato un congruo tempo dei suoi lavori all’approfondimento di quanto emerso dalle Giornate di studio. Si sta procedendo verso una revisione dell’Ordo Synodi Episcoporum, che raccolga sia l’esperienza del modo in cui si è proceduto durante le ultime due assemblee sinodali sia gli apporti e i contributi emersi durante le Giornate di studio e il successivo approfondimento del Consiglio ordinario della Segreteria generale.

Come proseguirà il cammino ora?
Si guarda in avanti per continuare questo processo di partecipazione ecclesiale di tutto il popolo di Dio e utilizzare gli strumenti già esistenti, potenziandoli e arricchendoli di maggiore chiarezza dottrinale e di un’azione pastorale adeguata. L’esperienza sinodale di questi tre anni trascorsi a livello istituzionale del Sinodo dei vescovi incoraggia a proseguire e a raggiungere obiettivi effettivi. Le emergenti problematiche interpellano la Chiesa e sono occasioni di grande attenzione e respiro universale, coinvolgente e stimolante. Papa Francesco ci insegna a guardare avanti con coraggio e determinazione e a varcare muri e confini verso orizzonti vasti, nuovi luoghi di evangelizzazione. (Vincenzo Corrado)

5 maggio 2016