Bagnasco: «Se non si investe sulla famiglia non c’è futuro»

Il presidente della Cei è intervenuto all’assemblea del Forum delle associazioni familiari: «Indebolire la famiglia vuol dire indebolire la società»

Il presidente della Cei è intervenuto all’assemblea del Forum delle associazioni familiari: «Indebolire la famiglia vuol dire indebolire la società» 

«In ogni famiglia è in causa il bene comune» e «una società che non investe sulla famiglia non investe sul suo futuro». Lo ha affermato il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, nel suo intervento all’assemblea del Forum delle associazioni familiari del 4 marzo scorso. «Indebolire la famiglia – ha aggiunto il presidente della Cei – significa indebolire la società» e «chi vuole indebolire la famiglia vuole indebolire la società, perché una società fragile nella solidarietà è una realtà che si può manovrare meglio sul piano ideologico, politico ed economico: è questo il progetto mascherato dietro solenni dichiarazioni di principio».

Se l’enorme disagio dovuto alla crisi non ha causato danni ancora più gravi di quelli che vediamo e non ha provocato reazioni sociali scomposte, ha osservato il cardinale, «è perché la famiglia ha tenuto». Le istituzioni sono chiamate a sostenere la famiglia, che «la Chiesa propone come prima dimora dell’umano», proprio perché essa è il perno della società. «Non chiediamo né accondiscendenza, né elemosine – ha sottolineato il presidente della Cei – ma soltanto giustizia». Il cardinale Bagnasco si è soffermato in particolare su tre punti: un fisco a misura di famiglia; un’organizzazione del lavoro che rispetti le dinamiche relazionali della famiglia; un impegno forte contro la disoccupazione che è il primo dei problemi sociali di questa fase.

Peraltro, «la famiglia non è soltanto oggetto delle politiche sociali, ma anche soggetto attivo». Per dare concretezza a questa dimensione – ha aggiunto il presidente della Cei richiamandosi all’esperienza del Forum – «l’unica strada è quella di stare insieme, di esprimersi a una sola voce», essendo capaci di «diventare popolo» per essere interlocutori efficaci delle istituzioni.

6 marzo 2017