Bagnasco ai giovani: «Una dissidenza positiva e santa»

Concluso a Barcellona il Simposio europeo sulle nuove generazioni, dal 28 al 31 marzo. Il porporato: «Saranno i nuovi evangelizzatori»

Concluso a  Barcellona il Simposio europeo sulle nuove generazioni promosso dal Ccee, dal 28 al 31 marzo. Il porporato: «A loro toccherà essere i nuovi evangelizzatori»

«Alle giovani generazioni guardiamo con grande simpatia e fiducia; a loro toccherà essere i nuovi evangelizzatori, convinti che evangelizzare significa annunciare Gesù e le implicazioni concrete del suo mistero che genera una vita buona». Si è concluso con queste parole del cardinale Angelo Bagnasco, presidente del Comitato delle Conferenze episcopali europee (Ccee) il Simposio europeo sui giovani che si è svolto a Barcellona dal 28 al 31 marzo. Ai delegati Ccee il cardinale presidente ha evidenziato che «la cultura contemporanea sembra non aver nulla da dire ai giovani, nulla di significativo che scaldi il cuore e riempia la vita». Questa condizione però «“contiene una opportunità che non dobbiamo perdere: quella di pensare e scegliere. Scegliere chi essere e come vivere, chi sono gli altri e quali rapporti stabilire, chi è la società e il senso del tempo, da dove veniamo e verso dove stiamo andando insieme all’umanità, quale ruolo avere oltre che nella vita privata anche nella storia, se solo credere in Dio oppure anche vivere con Dio».

Bagnasco si è soffermato sul «cuore dei giovani» che, «nonostante rappresentazioni oscure e dolorosi fatti di cronaca», sembra «palpitare in modo diverso: parla la diffusa inquietudine che – al di là di problemi contingenti come la difficoltà di trovare lavoro, la difficoltà di farsi una famiglia pur desiderata non poco – svela la nostalgia verso una pienezza che sfugge agli esami più sofisticati. Aspetta che qualcuno si accorga delle sue insicurezze che, prima di essere psicologiche, sono strutturali o ontologiche, cioè appartengono alla condizione di ogni persona».

Riguardo poi al rapporto con l’Europa, raggiunto dall’Agenzia Sir al termine del simposio, il presidente Ccee ha aggiunto ancora: «I giovani possono dare dissidenza. Una dissidenza positiva e santa, non certo di altro tipo. E cioè un andare controcorrente e poter dire con amore, passione ed entusiasmo: “Il Re è nudo”, vale a dire che l’Europa così rischia di essere nuda, di non avere più niente della sua ricchezza, della sua bellezza. Allora andare controcorrente vuol dire ricominciare a costruire l’abito vero dell’Europa che tutti amiamo». L’Europa, per Bagnasco, è in crisi perché «ha negato se stessa e le sue origini e creduto di potersi rifare, ripensare e ridefinire a prescindere dalle proprie origini. Ma questo è impossibile. Da tutti i punti di vista. Se l’Europa continuerà a tagliare con le proprie origini, diventerà qualcos’altro ma non sarà migliore».

Alla Chiesa, allora, il compito di essere «una presenza di riferimento, una maternità su cui contare anche se a volte questa maternità non sempre i giovani l’avvertono, purtroppo. Ma nella Chiesa ci deve essere e c’è. Una Chiesa senza giovani – è la conclusione del cardinale – è una famiglia senza figli. La giovinezza in sé è la stagione che esprime, meglio di qualunque altra stagione della vita, il futuro, la speranza, l’immaginazione e il desiderio di partecipare e di esserci. E questo è un patrimonio che deve essere valorizzato, promosso, custodito e rilanciato. Questo vale per la Chiesa e per l’Europa».

3 aprile 2017