Bachelet, l’Azione cattolica e la scelta religiosa: impegno per le radici della fede

Il convegno sull’eredità del giurista ucciso 40 anni fa, promosso dall’Ac e dall’Istituto a lui intitolato. Il magistrato Scotti: «Era un costruttore di unità»

Ci sono persone capaci di unire, la cui memoria è piena di speranza. Vittorio Bachelet, storico presidente dell’Azione cattolica, ucciso 40 anni fa dalle Brigate rosse, era una di queste. La sua testimonianza e l’eredità del suo impegno – sul numero di Roma Sette in edicola ieri, 9 febbraio, lo abbiamo ricordato con un’intervista a Rosy Bindi, che la mattina del 12 febbraio 1980 si trovava con lui sulle scale della facoltà di Scienze Politiche della Sapienza di Roma, quando fu assassinato – sono state al centro del quarantesimo convegno promosso dalla presidenza nazionale dell’Azione cattolica e dall’Istituto dell’associazione a lui intitolato. Una due giorni – conclusa l’8 febbraio – che ha visto la partecipazione di figure di primissimo piano delle istituzioni, del panorama ecclesiale e della società civile. Con un invito di tutti a superare le divisioni, portando avanti riflessioni sulla cultura del dialogo già attuata da Bachelet più di 40 anni fa, come possibile forma di integrazione delle differenze di oggi.

Convegno Bachelet, Bindi, Truffelli, Ivaldo, 7-8 febbraio 2020Un interprete del suo tempo, è stato detto, capace di recepire e attuare in modo concreto la portata dei cambiamenti del Concilio Vaticano II, il nuovo servizio dell’Azione cattolica nel rapporto Chiesa-mondo. «Non è un caso che uno dei grandi teologi conciliari, Karl Rahner, appena quattro giorni dopo la conclusione del Concilio – ricorda il vescovo Ignazio Sanna, presidente della pontificia Accademia di Teologia -, abbia scritto che solo dopo una cinquantina d’anni saremmo stati in grado di capire l’assise conciliare, in realtà, è stata solo l’inizio dell’inizio». Eccoci allo scadere di questo tempo, anche per comprendere meglio l’azione del pontificato di Papa Francesco, che invita la Chiesa a farsi «sinodale e missionaria, Chiesa in uscita». Nelle parole di Sanna, «il fedele laico è chiamato a rendere testimonianza della fede nell’esercizio della sua professione e non solo sul sagrato delle chiese».

Convegno Bachelet, Truffelli, 7-8 febbraio 2020Un cambiamento di visione, in cui si parla di custodia dell’identità e di apertura alle novità. Lo sottolinea Marco Ivaldo, dell’Università di Napoli Federico II. «L’atto con cui Bachelet ha contribuito alla realizzazione di questa visione può venire espresso con un termine-chiave dell’Azione cattolica: “scelta religiosa”. Bachelet è stato il presidente della scelta religiosa dell’Azione cattolica e ne ha saputo mettere in luce e incarnare il valore fecondo per l’intera Chiesa. La scelta religiosa è impegno più rigoroso a ritrovare le radici della fede e a viverla con coerenza». Un atteggiamento portato avanti ancora oggi e condiviso dall’attuale presidente dell’Azione cattolica Matteo Truffelli. «A partire dalle indicazioni pastorali di Papa Francesco, il nostro compito si concretizza nel promuovere la formazione di una fede adulta dei soci, capace di animare e motivare testimonianze di stili evangelici di vita cristiana». Ne segue un dialogo con monsignor Sanna in risposta all’appello del Papa di non aderire alle eresie del nostro tempo, a fuggire «il pelagianesimo, che ripone la propria fiducia nelle strutture, nell’organizzazione, quella pianificazione perfetta a tavolino, finendo con legalizzare e burocratizzare la pastorale e mortificare ogni creatività». Altro argomento sollevato da Papa Francesco e recepito dall’Azione cattolica, la volontà di superare «lo gnosticismo» che porta la Chiesa all’autoreferenzialità.

Il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, intervenuta nel dibattito, ribadisce che anche «chi si occupa della cosa pubblica deve abbandonare atteggiamenti autoreferenziali e aprirsi al confronto». Per Guido Formigoni, docente allo Iulm di Milano, «Bachelet pensava che si potesse essere avversari ma senza portare il confronto sul terreno dell’inimicizia». Una cultura del dialogo, fatta di capacità d’incontro e di ascolto sempre con il sorriso, nelle parole di Luigi Scotti, che condivide i suoi ricordi di quando Bachelet fu eletto presidente del Consiglio superiore della magistratura. Spesso diceva: «Siamo tutte persone di buona volontà e guai se le persone di buona volontà si mettono a litigare fra loro. Il terrorismo punta proprio alle contraddizioni all’interno delle strutture istituzionali». La conclusione del giurista: «Bachelet era un costruttore di unità, forse fu ucciso anche per questo».

10 febbraio 2020