Azzardo, “Mettiamoci in gioco” sale sui treni

Inedita collaborazione di Trenitalia con la campagna nazionale cui aderiscono, tra gli altri, Azione cattolica e Acli. Spot sui monito delle Frecce

Inedita collaborazione di Trenitalia con la campagna nazionale nata nel 2012, cui aderiscono, tra gli altri, Azione cattolica e Acli. Spot sulle Frecce fino al 15 novembre

“Più giochi, più perdi. (È matematico)”: lo slogan è quello dello spot ideato per mettere in guardia dai rischi del gioco d’azzardo, e verrà trasmesso fino al prossimo 15 novembre sui monitor a bordo delle Frecce di Trenitalia e su quelli di molte stazioni ferroviarie del Paese. L’iniziativa è stata presentata ieri, lunedì 9 novembre, a Roma, alla presenza del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio, dell’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato Michele Mario Elia e di don Armando Zappolini, portavoce di “Mettiamoci in gioco”, la campagna nazionale nata nel 2012 per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulle reali caratteristiche del gioco d’azzardo in Italia e sulle sue conseguenze sociali, sanitarie ed economiche, nonché per avanzare proposte di regolamentazione del fenomeno, fornire dati e informazioni. Del movimento fanno parte, tra gli altri, le Acli, l’Azione cattolica italiana, le associazioni dei consumatori, l’Anci, Gruppo Abele e diverse sigle sindacali.

«Questa collaborazione tra Gruppo Ferrovie dello Stato e “Mettiamoci in Gioco” – spiega il ministro – permetterà di veicolare nei treni e nelle stazioni un messaggio dissuasivo nei confronti del gioco d’azzardo, e di informazione rispetto alle conseguenze che genera». Raggiungendo «le centinaia di migliaia di persone che ogni giorno si spostano in treno», le infrastrutture ferroviarie si faranno così «veicoli di messaggi costruttivi». Infine, dichiarandosi «al fianco di questa iniziativa», Delrio assicura che «il governo sta adottando provvedimenti per norme più stringenti» nei confronti del gioco patologico. Don Armando Zappolini riprende quest’ultimo punto e rilancia: «Ci aspettiamo che lo Stato si pronunci con delle risposte chiare e forti, a cominciare dall’introduzione del divieto assoluto di pubblicità del gioco d’azzardo su tutti i media». Le istituzioni «debbono recuperare su questo tema una credibilità che, a oggi, non hanno. E con la credibilità recuperata si può davvero facilitare un percorso per arrivare a una legge quadro che tenga insieme tutti gli aspetti del problema».

La battaglia, chiaramente, «è culturale ed educativa», visto che in Italia giocano – questi i dati ufficali – circa 20 milioni di persone e quindi è chiaro che «c’è un problema a monte». I dati raccontano la tragedia: negli ultimi tre anni i giocatori problematici sono cresciuti fino a interessare l’1,6% della popolazione (circa 250 mila persone) mentre solo nel 2013 in Italia sono stati giocati circa 84 miliardi di euro. Di questi, 67 sono rientrati come vincite mentre il “banco” ha guadagnato 17 miliardi ovvero l’equivalente di una manovra finanziaria; tuttavia lo Stato ne ha però incassati solo 8 mentre 9 sono andati alla filiera del gioco. Consapevoli del giro d’affari che il gioco genera, così come della necessità per lo Stato di avere un introito, «sappiamo di non poter dire “basta, che si fermi ogni gioco da questo momento”» ammette Zappolini.  Però si possono e anzi si devono «tamponare gli effetti sulle categorie più deboli. Quindi limitare assolutamente ogni forma di pubblicità, come è stato fatto per il fumo. E poi si deve costruire un sistema che regolamenti il gioco, riducendo di molto l’offerta e cercando di accompagnare questo impegno con un processo educativo che faccia capire che il modo migliore per vivere non è cercare la fortuna in un grattino o in una macchinetta. C’è un altro modo di vedere la vita», che non ha il suo perno «solo sul guadagno».

«Metterci a disposizione per far conoscere la patologia, fare prevenzione e dare un’opportunità a chi si è ammalato è il nostro contributo – conclude l’ad di Fs italiane, Elia, che racconta le ragioni della collaborazione -. La ludopatia è un fenomeno che va fermato. Uniremo le forze, mettendole a disposizione di chi è rimasto prigioniero di promesse ingannevoli legate al gioco e delle famiglie che ne pagano le conseguenze».

10 novembre 2015