Avvenire festeggia i 50 anni regalandosi una nuova grafica
Il quotidiano dei cattolici faceva il suo esordio in edicola il 4 dicembre 1968. Fino al 6 dicembre tre edizioni speciali a 50 centesimi, con più pagine e in più copie. Il direttore Tarquinio: inizia «un nuovo e appassionante tratto di strada»
Era il 4 dicembre 1968 quando “Avvenire” faceva il suo esordio in edicola. 50 anni di storia, per il quotidiano nazionale di ispirazione cattolica, che oggi, 4 dicembre, festeggia regalandosi una veste grafica rinnovata e tre edizioni speciali, fino a giovedì 6, con un’ampia parte centrale a colori dedicata ai grandi temi di attualità al centro del dibattito sociale, politico ed etico, con più pagine e in più copie, in vendita a 50 centesimi.
Ricerca, proposta e partecipazione. Queste le tre parole chiave intorno alle quali gira il programma del quotidiano annunciato già dal primo direttore Leonardo Valente. «Un programma impegnativo», lo definisce nell’editoriale di oggi l’attuale direttore Marco Tarquinio, «imperniato su tre parole miti e forti, buone per oggi come per allora, e che oggi, anzi, suonano in modo provocatorio, perché alternative a propagande, rabbie, volgarità e nichilismi travestiti da informazione, da politica e persino da religione». Ancora, «è un programma che vogliamo continuare a onorare – aggiunge -, sostenuti da un Editore “garante” della nostra autonomia e della nostra coerenza con l’impegno assunto di informare per “fare del bene” non per “farsi clienti”».
Dalle colonne di “Avvenire” Tarquinio annuncia l’inizio oggi di «un nuovo e appassionante tratto di strada. Lo facciamo anche rinnovando la forma grafica del nostro giornale. Lo facciamo confermando la fedeltà al mandato cristiano e civile che Paolo VI affidò alla “gente d’Avvenire” all’indomani del Concilio: costruire unità nella Chiesa e nella società, difendere l’umanità, vedere bene tutta l’Italia, capire e spiegare il mondo, mettere sempre i piccoli e i senza voce al primo posto».
Alle tre parole guida annunciate 50 anni fa da Valente infine il direttore di oggi ne aggiunge una quarta, «alla quale è urgente ridare pieno corso morale e politico»: è la parola «fraternità».
4 dicembre 2018