Autonomia differenziata, Acli: «Rischia di aumentare le disuguaglianze»

Il vicepresidente nazionale Russo commenta l’approvazione del ddl nel Consiglio dei ministri e parla di «deriva pericolosissima, che va fermata a ogni costo»

Il Consiglio dei ministri ha approvato ieri sera, 2 febbraio, fra gli applausi, il ddl sull’Autonomia differenziata messo a punto dal ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli. Nelle parole del premier Meloni, «con il disegno di legge quadro sull’autonomia puntiamo a costruire un’Italia più unita, più forte e più coesa. Il governo – ha aggiunto – avvia un percorso per superare i divari che oggi esistono tra i territori e garantire a tutti i cittadini, e in ogni parte d’Italia, gli stessi diritti e lo stesso livello di servizi». Ha parlato di «giorno storico» il ministro Calderoli, secondo cui «l’Italia è un treno che può correre se ci sono regioni che fanno da traino e altre che aumentano la propria velocità, in una prospettiva di coesione. Dopo l’ok compatto del governo, lavoriamo insieme a regioni ed enti locali con l’obiettivo di far crescere tutto il Paese e ridurre i divari territoriali», ha affermato, definendo la norma «una riforma necessaria per rinnovare e modernizzare l’Italia, nel segno dell’efficienza, dello sviluppo e della responsabilità».

Sul disegno di legge intanto continua lo scontro tra maggioranza e opposizione. Divise anche le Regioni, con tre – tra cui la Lombardia – che hanno già avviato il percorso per ottenere funzioni finora svolte dallo Stato mentre altri governatori – come De Luca per la Campania o Bonaccini per l’Emilia Romagna – parlano di proposta «inaccettabile» o addirittura «sbagliata». Nel mondo del terzo settore, anche il vicepresidente nazionale Acli Antonio Russo definisce la proposta di legge «inopportuna e profondamente ingiusta», osservando che «rischia di aumentare le diseguaglianze tra i territori del Paese più ricchi e quelli che fanno più fatica». Si tratta, spiega, di «una riforma che spingerebbe le regioni a chiedere l’autonomia sulle materie a legislazione concorrente tra cui la sanità, l’istruzione, i trasporti, la cultura. Un modo per ampliare ulteriormente la forbice delle diseguaglianze, considerando anche che non c’è alcun investimento e, soprattutto, non c’è ancora nessuna definizione dei Livelli essenziali di prestazioni, le soglie minime di servizi che devono essere garantite su tutto il territorio nazionale. Si tratta di una deriva pericolosissima – conclude Russo – che va fermata ad ogni costo, anche con una mobilitazione da parte dei cittadini».

3 febbraio 2023