Autismo, nasce il primo cohousing “etico e solidale”

Prima pietra del progetto, a ridosso del Parco degli Acquedotti, «a impatto ambientale zero». Una risposta a tutto campo «basata sull’inclusione»

Un “abitare collaborativo” per stare vicino alle persone con problemi di autismo e pensare al “dopo di noi”. È l’obiettivo del primo progetto italiano di “Cohousing etico e solidale. Spazi solari”, la cui prima pietra è stata posta nella mattina di oggi, 15 settembre, a Roma, a ridosso del Parco degli Acquedotti, nella zona sud est della Capitale. Vogliamo dare «dignità alle persone autistiche, con una risposta non solo per i bisogni primari, ma anche dal punto di vista abitativo, sociale, lavorativo e basata sull’inclusione», ha raccontato Florindo Ruta, presidente dell’impresa sociale Massenzio Etica e Autismo, che ha presentato l’iniziativa in una conferenza stampa moderata da Alessandro D’Ercole, direttore artistico di Massenzio Arte. Il progetto, infatti, è stato realizzato in collaborazione da Massenzio Etica e Autismo, Il Filo dalla Torre, Etica e Autismo, Dhyana, Accademia PEAC, Massenzio Arte, tutte realtà da sempre impegnate nel settore delle disabilità intellettive.

«La struttura – ha spiegato l’architetto Massimo Locci -, che si chiamerà “Casa Io SiAmo”, prevede residenze private, spazi comuni, luoghi a disposizione delle associazioni e dei promotori, ma anche il Bed and breakfast “Autistic friendly”, il primo in Italia ad essere gestito dai soggetti autistici. Il tutto, inoltre, sarà a impatto ambientale zero con pannelli solari, micro eolico, recupero delle acque, sostenibilità energetica». Inizialmente saranno sette le persone, di età diverse, che intraprenderanno questa nuova vita e avranno dunque in mano una vera e propria risorsa economica e lavorativa, resa possibile da un contributo interamente privato, grazie a diversi promotori, di circa 1milione e 7mila euro. «Non sarà facile, soprattutto all’inizio – ha sottolineato Alberto Belloni, genitore di un ragazzo autistico e portavoce dell’iniziativa – perché chi verrà a vivere qui dovrà affrontare il delicato e nuovo passaggio di uscita dalla casa dei genitori. Per questo – ha spiegato – nella struttura ci saranno professionisti come psicologi e operatori sociali. Per tutti noi è però oggi un giorno quasi magico perché inizia concretamente un’idea nata quasi dieci anni fa».

La posa di questa prima pietra, realizzata e donata dal maestro ceramista Oriano Zampieri, «vuole essere l’inizio di un progetto pilota e dunque essere il primo di una lunga serie di strutture da poter mettere a disposizione delle centinaia di famiglie che, in tutta la penisola, vivono ogni giorno le disabilità intellettive e non sanno come guardare al futuro dei propri cari», ha ribadito Umberto Emberti Gialloreti, presidente della Consulta cittadina permanente per i diritti delle persone con disabilità. Presenti anche i rappresentanti delle istituzioni. «Siamo qui anche come cittadini perché quello che oggi si sta realizzando è e deve essere un orgoglio per la città», ha affermato Veronica Mammì, assessore alla Persona, scuola e comunità solidale di Roma Capitale. «Questo progetto è anche di esempio per combattere la logica dell’assistenzialismo, che spesso, soprattutto quando si tratta di disabili, si prende cura di loro ma senza progettazione, senza visione verso il futuro». A farle da eco Monica Lozzi, presidente del VII municipio: «Questa è una lezione per noi politici, perché spesso il mondo dell’associazionismo è un passo avanti alla politica, quando invece dovrebbe essere il contrario proprio per supportare questi progetti e far trovare la strada spianata per la loro realizzazione».

15 settembre 2021