Australia, il cardinale Pell prosciolto da ogni accusa

Condannato per pedofilia a 6 anni, esce dalla prigione dopo 400 giorni. «Il punto era se avevo commesso o no questi terribili crimini e io non li ho commessi»

Dopo 400 giorni di reclusione, oggi, 7 aprile, l’Alta Corte australiana ha prosciolto da ogni accusa il cardinale australiano George Pell, condannato a 6 anni per pedofilia; sentenza che era stata confermata, nell’agosto scorso, dalla Corte d’appello dello Stato di Victoria. Torna in libertà dunque il porporato che era stato dichiarato colpevole di aver abusato sessualmente nel 1996 nella sacrestia della cattedrale di Melbourne, quando era arcivescovo della diocesi, di due coristi di 13 anni sorpresi a bere il vino della Messa. La sentenza dell’Alta Corte è stata annunciata questa mattina in un’aula di tribunale quasi vuota a Brisbane a causa delle restrizioni previste per il Covid-19 e la notizia sarà pubblicata su Twitter alle 10 del mattino (ora locale).

Per il presidente dei vescovi australiani Mark Coleridge, arcivescovo di Brisbane, si tratta di una sentenza che «non cambia il costante impegno della Chiesa volto ad assicurare la sicurezza dei bambini e a dare una giusta e compassionevole risposta ai sopravvissuti e alle vittime di abusi sessuali su minori. La sicurezza dei bambini – ribadisce – rimane un tassello estremamente importante non solo per i vescovi ma per l’intera comunità cattolica». Riferendosi alla decisione dell’Alta Corte, in una nota pubblicata a commento Coleridge afferma che «questa sentenza sarà accolta con sollievo da molti, da chi ha sempre creduto nell’innocenza del cardinale lungo tutto questo processo. Sappiamo però anche che la decisione dell’Alta Corte sarà devastante per molti altri. Molti hanno sofferto molto in questo processo, che ora è giunto alla sua conclusione». Da qui l’assicurazione, a nome di tutti i vescovi australiani, che la Chiesa australiana non verrà meno all’impegno di assicurare giustizia e protezione dei minori, ribadendo ancora una volta l’invito a chiunque sia vittima di abuso sessuale da parte del personale della Chiesa di «rivolgersi alla polizia».

La reazione del cardinale Pell: una lunga dichiarazione, pubblicata subito dopo il pronunciamento dell’Alta Corte. «Mi sono sempre dichiarato innocente e ho sofferto per aver subito una grave ingiustizia – le parole del porporato -. Tutto si è risolto oggi con la decisione unanime dell’Alta Corte. Non vedo l’ora di leggere la sentenza e le ragioni della decisione nel dettaglio. Non provo però nessun risentimento verso chi mi ha accusato né credo sia stato mosso per cattiva volontà – assicura -; non voglio che la mia assoluzione aggiunga dolore alla ferita e all’amarezza che molti provano; c’è abbastanza sofferenza e abbastanza amarezza». Nelle parole di Pell, una riflessione sul processo: «Non è stato un referendum sulla Chiesa cattolica; né un referendum su come le autorità della Chiesa in Australia hanno affrontato il crimine di pedofilia – osserva -. Il punto era se avevo commesso o no questi terribili crimini e io non li ho commessi».

Per il cardinale, «l’unica base per la guarigione a lungo termine è la verità e l’unica base per la giustizia è la verità, perché la giustizia implica verità per tutti». Quindi ringrazia tutti coloro che hanno pregato per lui e lo hanno sostenuto anche attraverso le migliaia di lettere che gli sono arrivate in questo periodo di detenzione. «Voglio ringraziare in particolare la mia famiglia per l’amore e il supporto e per ciò che ha dovuto vivere». I ringraziamenti si estendono quindi alla sua piccola squadra di consulenti, amici e soprattutto al team legale per «la ferma determinazione a far prevalere la giustizia, far luce sull’oscurità prefabbricata e a rivelare la verità».

7 aprile 2020