Audioteche dietro le sbarre: così i musicisti donano brani ed emozioni

Gara di solidarietà sul web per “CO2”, progetto lanciato in 4 carceri dall’ex chitarrista della Pfm, Franco Mussida. Il sostegno di Angelo Branduardi

Gara di solidarietà sul web per “CO2”, il progetto lanciato in 4 istituti di pena dall’ex chitarrista della Pfm, Franco Mussida. Il sostegno di Angelo Branduardi

«Prima di tutto andate sul sito www.co2musicaincarcere.it. Se siete musicisti, suonate uno strumento o semplicemente vi sentite amanti della musica, seguite le istruzioni che trovate sul sito e offrite un po’ della vostra sensibilità musicale, suggerendo i brani di musica strumentale che amate (non canzoni) associandoli a uno dei nove grandi stati d’animo che trovate indicati. Li inseriremo in speciali audioteche poste in alcune carceri italiane e, attraverso un particolare metodo di ascolto, la vostra musica risuonerà nel cuore dei detenuti che l’ascolteranno e confronteranno le loro emozioni con le vostre. È un modo per aiutare a rimettere in moto il mondo arcobaleno dei loro sentimenti, schiacciato, oppresso dal nero dell’odio e del risentimento che in quei luoghi si vive, per portare cultura ed educazione emotiva lì dove c’è bisogno». Il post che in queste ore sta diventando virale sui social network è firmato Franco Mussida, ex chitarrista e membro fondatore della storica Premiata Forneria Marconi (Pfm). Lo stanno condividendo musicisti, cantautori, nomi noti come Angelo Branduardi e Dolcenera e semplici amanti della musica.

Franco Mussida li aveva chiamati a raccolta tutti, anche dal palco del Festival di Sanremo, per aggiungere nuovi brani alle quattro audioteche realizzate nelle carceri di Monza, Opera, Rebibbia e Secondigliano, destinate a diventare una ventina sul territorio nazionale. «Caro Franco – scrive Branduardi in un messaggio rivolto al collega -, è degna del musicista che sei l’idea di usare la musica per “risvegliare” l’emotività, come già si fa per riattivare i sensi di chi dorme nel sonno del coma. Sarà interessante per tutti scoprire la coincidenza dei sentimenti di chi vive nel mondo “fuori” con quelli di chi vive nel mondo “dentro” e, da musicista quale io sono, con entusiasmo mi associo a questa poetica idea».

Il progetto sperimentale si chiama “CO2” e punta all’inserimento di 40mila brani. «Per i musicisti e gli amanti del suono organizzato – spiega l’ex chitarrista della Pfm -, la musica è una gioia, un meraviglioso mezzo per vivere e far vivere le nostre più intime emozioni e sentimenti. Ma in carcere, per limitare il dolore di quella condizione, vengono soffocati uccidendo anche quelli che aiuterebbero ad alleviare quel dolore. Per la prima volta la Musica di tutti i generi e stili, attraverso un particolare metodo di ascolto, entra nelle carceri per rendere più salda la struttura affettiva individuale, per dare fiducia, incoraggiando a considerare emozioni e sentimenti come il vero cuore del nostro sistema di relazioni».

Il cuore di Co2. Il cuore di CO2 è un’audioteca non più divisa per generi musicali, ma per grandi stati d’animo prevalenti: Stabile – Chiuso – Malinconico/Pensieroso – Aperto/Sereno – Dubbioso/Indeciso – Calmo – Gioioso – Nostalgico – Innamorato. «Controllare l’odio nasce da una metafora – dice Mussida -: l’uomo emette di giorno, come le piante di notte, un suo invisibile veleno, un’anidride carbonica (CO2) fatta dei peggiori umori e sentimenti spesso repressi. Il senso del progetto è lavorare consapevolmente con le forze della Musica per limitare le emissioni di quell’invisibile veleno emozionale che è l’odio, il risentimento cieco». I brani sono “suggeriti” da musicisti che mettono a disposizione la loro sensibilità musicale. Una sensibilità  che si confronta con quella dei detenuti, per consentire l’apertura di canali emotivi. Ciascun brano suggerito viene associato allo stato d’animo, al sentimento che chi suggerisce ha provato ascoltandolo.

I numeri del progetto. Un’audioteca basata sugli stati d’animo. 9 stati d’animo prevalenti, 2 stati d’animo specifici ognuno, per un totale di 18 stati emozionali. Oltre 1.500 composizioni donate, brani strumentali donati dai musicisti. Un software progettato per Ipad. 40 Ipad in totale (10 per ogni istituto) e un server per ogni carcere. Trasferimento dati (musica, questionari di valutazione) mediante Server/Client via Wi-Fi locale. Sistemi di sicurezza per limitare l’uso dei dispositivi al solo applicativo in dotazione. La fase sperimentale è durata tre anni. Hanno partecipato un’ottantina di detenuti, in 4 gruppi di lavoro nelle carceri in cui è presente l’audioteca (lezioni di musica, ascolto libero, brani settimanali).

Musicisti che hanno svolto lezione in carcere. Roberto Baruffaldi, batterista, Stefano Brondi, direttore musicale Teatro Brancaccio e docente CPM, Stefania Cenciarelli, ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Antonietta Cerocchi, vice Direttore Conservatorio Santa Cecilia, Andrea Libero Cito, violinista, Sergio Cocchi, cantante e docente CPM, Giuseppe Colucci, Sassofonista.

Il futuro. Da giugno 2016 le audioteche saranno aperte alla consultazione di tutta la comunità dei detenuti in un sistema che prevede di ampliare la rete ad altri istituti. I risultati del progetto saranno illustrati in un convegno promosso in collaborazione con Università di Pavia, ministero della Giustizia, Siae e Cpm Music Institute, dal titolo “Le chiavi nascoste della musica. La musica come sostegno al disagio affettivo”, che si svolgerà il 13 e 14 giugno 2016 presso l’aula magna dell’Università di Pavia. Durante l’incontro verranno resi pubblici i dati del metodo di ascolto musicale sperimentale “CO2” e sarà fatto il punto sul ruolo delle Arti (musica, teatro, letteratura) nei luoghi di detenzione.

Sostegno. Il progetto è sostenuto dal ministero della Giustizia col patronato della presidenza della Repubblica. Organizzato dal CPM Music Institute, è sovvenzionato dalla Nuova Siae. (Teresa Valiani)

19 febbraio 2016