Attentato in una scuola in Pakistan. Monsignor Coutts: «Immenso choc»

L’arcivescovo pakistano di Karachi commenta l’attacco talebano che ha fatto almeno 132 morti, di cui più di 100 bambini: «Notizia sconvolgente, segno che sono pronti ad attaccare ovunque e a uccidere chiunque»

«È di almeno 132 morti, di cui più di 100 bambini, il bilancio dell’attentato talebano che questa mattina, martedì 16 dicembre, ha colpito una scuola pubblica a Peshawar, in Pakistan, appartenente all’esercito e frequentata da alunni tra i 6 e i 16 anni. In tutto, 250 i feriti, ma il bilancio è ancora provvisorio. «È una notizia sconvolgente – dichiara l’arcivescovo pakistano di Karachi, Joseph Coutts, raggiunto al telefono dall’Agenzia Sir -, terribile e impensabile. Il segno che i talebani sono davvero pronti ad attaccare ovunque e ad uccidere chiunque». L’attentato è stato rivendicato da un commando di kamikaze talebano della formazione Tehreek-e-Taliban (Ttp). Il portavoce, Mohammed Umar Khorasani, ha dichiarato: «Abbiamo scelto con attenzione l’obiettivo da colpire con il nostro attentato. Il governo sta prendendo di mira le nostre famiglie e le nostre donne. Vogliamo che provino lo stesso dolore».

«Un immenso choc per tutto il Paese», le parole di monsignor Coutts, che invita a leggere quanto accaduto nel contesto in cui è stato realizzato. «I talebani – spiega – sono un gruppo di estremisti e mirano a fare del Pakistan uno Stato islamico ripercorrendo qui lo stesso terribile disegno dell’Isis in Siria e Iraq. Il governo quest’anno ha lanciato un’azione militare contro di loro. Operano principalmente sulle montagne nel nord-ovest, in una regione al confine con l’Afghanistan, estremamente difficile da controllare. Questo attacco può quindi essere letto come un’azione di vendetta contro il governo prendendo di mira target civili che non sono assolutamente in grado di difendersi. È terribile che abbiano scelto proprio di attaccare una scuola dove ci sono bambini. Significa che i talebani non hanno limiti ed è gente pronta a fare qualsiasi cosa. È un segno di quanto brutali possano essere».

Per l’arcivescovo, si tratta di «un brutto segno per quello che potrà avvenire: a questo punto possono attaccare altre scuole, luoghi di culto, moschee, chiese addirittura ospedali. Queste persone vogliono distruggere le basi della nostra società attaccando le scuole e i nostri bambini». Da ultimo, un appello ai terroristi: «Vorrei dire a queste persone che non possono aver fatto questo attacco in nome di una religione, perché Dio è il Misericordioso. Non so se c’è un modo o una via per parlare ai loro cuori. Posso solo dire che Natale è per noi cristiani un tempo di preghiera e chiederemo a Dio di toccare i loro cuori anche se sembrano duri, incapaci di compassione, visto che si sono fermati neanche di fronte ai bambini, ai più innocenti. Questo chiederemo a Natale. Pregheremo perché i terroristi cambino i loro cuori e si rendano conto delle cose terribili che hanno fatto. Tutti in Pakistan, musulmani e cristiani, siamo chiamati a trovare insieme una soluzione per risolvere questo problema».

16 dicembre 2014