Attentato di Lahore, l’arcivescovo: «Andiamo avanti portando la croce»

Le parole di monsignor Shah raccolte da Acs. «Ai miei fedeli ho detto di non perdere la speranza, perché Dio è e sarà sempre con noi»

Le parole di monsignor Sebastian Francis Shah raccolte da Acs. «Ai miei fedeli ho detto di non perdere la speranza, perché Dio è e sarà sempre con noi»

«Ho visitato ogni letto, e ogni vittima di qualsiasi fede. È stato davvero difficile, perché ho visto tanti bambini di appena 4 o 5 anni, cristiani e musulmani, feriti o uccisi da questo terribile attacco». L’arcivescovo di Lahore Sebastian Francis Shah parla con gli operatori di Aiuto alla Chiesa che soffre di ritorno dall’ospedale, dove ha fatto visita ad alcuni dei feriti e ai familiari delle vittime dell’attentato che la sera di Pasqua ha colpito il parco Gulshan-i-Iqbal, nel capoluogo della provincia pachistana del Punjab, intorno alle 18.30. Tra le vittime, 30 bambini.

Il presule conferma che per la comunità cristiana pakistana è consuetudine nei giorni di festa come Pasqua o Natale continuare i festeggiamenti in un parco, dopo la Messa e il pranzo in famiglia. «Dopo l’attentato dello scorso anno alle due Chiese cristiane nel quartiere di Youhanabad – dichiara – temevamo che potesse verificarsi un attacco e per questo il governo ci aveva fornito tutte le misure di sicurezza necessarie per proteggere le Chiese, ma nessuno aveva pensato al parco». Plausibile, per l’arcivescovo, che l’obiettivo degli attentatori fosse la comunità cristiana, anche se tra le vititme e i feriti, riferisce, ci sono molti musulmani. Anche a loro monsignor Shah ha offerto consolazione e conforto. «Ai miei fedeli – ricorda – ho detto di non perdere la speranza, perché anche se affrontiamo un periodo di grave difficoltà, dobbiamo imparare a rialzarci così come Cristo ha saputo rialzarsi pur portando la croce. E così noi, pur portando la nostra croce dobbiamo riuscire ad andare avanti. Perché Dio è e sarà sempre con noi».

Una conferma del fatto che i terroristi abbiano cercato di causare il maggior numero di vittime possibili e di «colpire in modo particolare la comunità cristiana» arriva anche da Peter Jacob, già direttore della Commissione Giustizia e pace del Pakistan. Al telefono con Acs, Jacob sottolinea l’aumentato impegno da parte dell’esercito e del governo pachistano nel cercare di fronteggiare il terrorismo e non esclude che la scelta del parco Gulshan-i-Iqbal, non distante dalla casa di famiglia del primo ministro Nawaz Sharif possa rappresentare un messaggio per il premier. «Questa è la sua città e anche suo fratello, Shahbaz Sharif vive qui – afferma -, dunque non possiamo escludere che gli attentatori abbiano voluto in qualche modo mandare un avvertimento alle autorità».

L’attentato, prosegue Jacob, potrebbe anche essere legato alle gravi tensioni che hanno seguito la recente esecuzione di Mumtaz Qadri, che nel 2011 aveva ucciso il governatore dl Punjab Salmaan Taseer, “colpevole” di aver criticato la legge antiblasfemia. Qadri era ritenuto da molti un eroe perché aveva giustamente ucciso un blasfemo, e per questo la sua esecuzione è stata a lungo rimandata. Dopo la sua morte in tutto il Paese vi sono state numerose proteste. «Non possiamo escludere un legame perché tra manifestanti e attentatori vi è un certo link ideologico», afferma Jacob.

29 marzo 2016