Attentato di Istanbul, il kamikaze è un siriano di 28 anni

La maggior parte delle vittime sono tedesche. Merkel: «Agire con decisione». Dal Vicariato apostolico timore per l’allargamento della violenza

Dal Vicariato apostolico: «Preoccupati per l’allargamento della violenza». La maggior parte delle vittime sono tedesche. Merkel: «Agire contro il terrorismo internazionale»

Secondo fonti dell’intelligence turca è riconducibile all’Isis la matrice dell’attentato che questa mattina, martedì 12 gennaio, ha colpito il centro di Istanbul, in Turchia: intorno alle 10.30 un’esplosione è avvenuta a piazza Sultanahmet, nel centro della città turca, nei pressi dell’obelisco di Teodosio. A pochi passi dalla Moschea Blu e dal museo di Santa Sofia. Il vicepremier turco Numan Kurtulmus ha fatto sapere che l’attentatore suicida è un siriano di 28 anni. Testimoni hanno detto di aver udito un forte scoppio e poi, subito dopo, un grande caos. Il bilancio per il momento è di almeno 10 morti e 15 feriti; la maggior parte delle vittime sono tedesche. Ancora non ci sono state rivendicazioni di alcun gruppo terroristico.

«È stato colpito il cuore turistico di Istanbul, un luogo simbolo visitato da tantissimi stranieri ogni giorno»: è il commento a caldo rilasciato da Franz Hammerman, tedesco, catechista cattolico a Istanbul, residente nella città da venti anni con la sua famiglia. «Il bersaglio sono stati i turisti e gli stranieri», aggiunge Hammerman, convinto che «quest’attacco avrà ripercussioni gravissime sul turismo che produce il 12% del Pil della Turchia». Da diversi mesi, riferisce, il Consolato tedesco di Istanbul avvisava di non frequentare posti turistici con grande concentrazione di persone. «Anche il sacerdote responsabile della comunità cattolica di lingua tedesca “S. Paolo” di Istanbul nelle sue mail aggiunge sempre che le autorità hanno avvertito di possibili pericoli per gli stranieri».

La Cancelliera Angela Merkel è stata raggiunta al telefono dal primo ministor turco Ahmet Davutoglu. Sembrerebbero 9 i turisti tedeschi morti, ma tra le vittime, rende noto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, ci sono anche dei turchi. Feriti anche un norvegese e almeno un peruviano. «Il terrorismo internazionale – le parole di Angela Merkel – ha mostrato il suo brutto volto, dobbiamo agire in modo deciso contro questo». Di vera e propria «guerra» ha parlato il premier francese Manuel Valls, che ha fatto appello a tutti i Paesi colpiti dal terrorismo perché agiscano uniti. Per l’Unione Europea, il presidente del Consiglio Donald Tusk e l’Alta rappresentante per la politica estera dell’Ue Federica Mogherini che hanno parlato di «attentato brutale». L’Unità di crisi della Farnesina intanto è in contatto con il Consolato generale d’Italia a Istanbul per verificare l’eventuale coinvolgimento di italiani nell’esplosione.

«Sgomento» e preoccupazione anche da parte dei vescovi e della comunità cattolica turca. A esprimerli è padre Ruben Tierrablanca, vicario delegato del Vicariato Apostolico di Istanbul. «Quello che ci preoccupa – dice – è l’allargamento della violenza. Sappiamo che qui, come in genere in tutto il Medio Oriente, questi fatti possono provocare altre reazioni e violenze, allargando la tensione. Ma proprio per questo vogliamo essere con il popolo di Turchia e dedicare oggi e domani una preghiera speciale per il popolo turco e il ritorno della pace». Nel pomeriggio, alle 18, nella megalopoli turca è in programma un Consiglio pastorale e domani, alle 15, l’incontro mensile di tutti i sacerdoti con il vicario apostolico di Istanbul Louis Pelâtre. In entrambi gli incontri si farà «una preghiera per la pace. È questo il momento per unirci sempre più e in solidarietà con tutti, credenti e non».

Sull’attentato è intervenuto anche il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, a margine della presentazione del libro-intervista di Papa Francesco “Il nome di Dio è misericordia”. «Grande dolore – ha detto – per quello che sta succedendo e che si sta ripetendo. L’unica cosa che posso dire ancora una volta di fronte a questi mali è che la medicina è la misericordia».

12 gennaio 2016