Attentato alla Sinagoga, il messaggio di Poletti

Ottobre 1982, Roma sconvolta dall’attacco contro le persone che uscivano dal Tempio. La solidarietà della diocesi

Roma è rimasta sconvolta dal brutale attentato alla Sinagoga che ha colpito particolarmente i bambini, nel giorno in cui la religione ebraica celebrava la loro festa, nel Tempio. La comunità ecclesiale di Roma vi ha preso parte immediatamente con le accorate parole del suo Vescovo, il Papa Giovanni Paolo II, e con quelle del Cardinale Vicario che ha avuto l’incarico di trasmetterle al Rabbino Capo Prof. Elio Toaff. Il Cardinale Vicario si è poi fatto interprete del dolore di tutta la comunità diocesana con il seguente messaggio:

Sabato scorso, 9 ottobre, un rigurgito di antisemitismo odioso e viscerale si è fatto crimine, scagliandosi per uccidere con tipica azione terroristica contro persone inermi e fanciulli che uscivano dalla Sinagoga di Roma, dopo una celebrazione di preghiera e di festa. In quell’atto insano, è stata ferita, oltre le singole persone, anche una comunità degna di rispetto, che è parte viva e componente operosa della cittadinanza romana. Già ho trasmesso al Rabbino Prof. Toaff l’accorato messaggio del Santo Padre. Mentre io pure rinnovo pubblicamente i sentimenti di dolore, di stima e di partecipazione manifestati già a viva voce al Prof. Toaff per la comunità ebraica di Roma, non posso far a meno di sottolineare che, per opera di pochi, insensati o malvagi, è stata umiliata davanti al mondo questa nostra cara Città di Roma, sempre aperta, accogliente ed ospitale per tutti, attribuendole una falsa immagine di città violenta. è stato umiliato nella sua dignità ogni cittadino onesto; è stato ferito nella sua religione, che è amore, ogni vero cristiano.

C’è il rischio che la rapida successione di violenze contro la vita e le persone, attenui l’orrore per il crimine e scoraggi la volontà di opposizione. Non sia mai! Nessuno da solo può vincere la delinquenza. Tutti unito lo possiamo. Per questo tutti saremmo responsabili se non ci unissimo in operosa solidarietà. Cominciamo ad eliminare la piccola violenza dei rancori, delle rivalità, delle gelosie, delle calunnie, del disprezzo che inquina tanto facilmente l’animo dei singoli e avvelena la convivenza sociale, memori dell’ammonimento di Gesù: «Dal di dentro, infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive… omicidi… cupidigie… malvagità… superbia, stoltezza» (Mc VII, 21).

Non lasciamoci travolgere da una pubblica informazione che si nutre prevalentemente di insinuazioni, di denigrazioni, di ambiguità e di sospetto contro singole persone o contro istituzioni. Si esalta così purtroppo la testimonianza del male e poi insieme se ne subiscono le amare conseguenze.

Uniamoci invece nella testimonianza del vero, nella ricerca del buono che è presente tra noi abbondantemente, velato e da una stolta omertà. Facciamolo per amore di Dio, per amore dei fratelli, per amore dei figli che ci seguono, attoniti e sgomenti da quella nostra povertà spirituale e morale, che si chiama individualismo ed egoismo.

17 ottobre 1982