Attentato a San Pietroburgo, Bagnasco: «L’Europa recuperi ideali e valori»
Il presidente dei vescovi europei ha commentato con i giornalisti l’attacco nella città del Baltico, indicando la strada per la risposta al terrorismo
Il presidente dei vescovi europei ha commentato con i giornalisti l’attacco nella città del Baltico, indicando la strada per la risposta del Vecchio Continente al terrorismo
A conclusione della Messa di Pasqua celebrata ieri, martedì 4 dicembre, nella sede romana del Centro italiano di solidarietà don Mario Picchi, il cardinale Angelo Bagnasco si è soffermato con i giornalisti sull’attentato alla metropolitana di San Pietroburgo che ha provocato 14 morti e 45 feriti, 13 dei quali molto gravi. «Dolore, sofferenza e vicinanza alle vittime per cui preghiamo, per le loro famiglie e per questi popoli e Paesi così colpiti»: questa la prima reazione del presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, oltre che della Conferenza episcopale italiana.
In relazione alla risposta dell’Europa al terrorismo, il cardinale ha osservato che «è a diversi livelli»: anzitutto quello più immediato, costituito «dai servizi di intelligence, dalla vigilanza sempre più alta ma soprattutto dalla collaborazione tra le diverse intelligence, cosa che sta avvenendo ormai da anni ma che evidentemente deve continuamente crescere». C’è però anche un livello più ampio, sul quale si gioca una risposta «di carattere culturale». Per Bagnasco «o l’Europa recupera una cultura alta, densa, ricca di ideali nobili, di valori autentici, alti e non al ribasso, ma secondo la sua storia, la sua vocazione, la sua origine cristiana, o altrimenti è una cultura vuota». E il vuoto, è il monito del cardinale, «lo riempie qualcuno, anche ideologie che sono certamente assurde come questa dell’Is, del terrorismo, ma che tuttavia possono suggestionare chi è labile nella propria psicologia oppure chi è vuoto nella propria anima».
Ancora, interpellato sul ruolo e sul valore del dialogo, il porporato ha replicato che «per dialogare bisogna essere in due, almeno, e bisogna che tutti e due abbiano qualcosa di serio, di importante da dire altrimenti non è un dialogo; è un assorbimento. Ma l’Europa su questo ci sente davvero poco».
5 aprile 2017