Attentato a Mosca: la Russia accusa i Servizi ucraini

Per l’Fsb, hanno addestrato gli attentatori del Crocus City Hall. Anche Usa e Gran Bretagna, è la tesi, coinvolte nell’attacco. «Ora misure di rappresaglia», l’avvertimento. Il titolare della Farnesina Tajani: «Nessun indizio che ci sia l’Ucraina dietro l’attentato»

Gli attentatori del Crocus City Hall sono stati «addestrati da Kiev in Medio Oriente». A sostenerlo è Alexander Bortnikov, direttore dei Servizi di sicurezza interni russi (Fsb), riferisce Ria Novosti. E i risultati preliminari dell’inchiesta, aggiunge, indicano un coinvolgimento di Usa e Gran Bretagna nell’attacco, perpetrato da islamisti radicali che l’Ucraina, è la sua tesi, si preparava ad accogliere «come eroi». La Russia «risponderà con misure di rappresaglia», assicura Bortnikov, spiegando che il capo dei Servizi segreti militari ucraini Kirylo Budanov è pertanto «un obiettivo legittimo per le forze militari russe, così come ognuno che perpetra crimini contro la Russia», sono le parole riportate dalla Tass.

Anche il presidente Vladimir Putin ieri, 25 marzo, è tornato a rivolgersi ai russi, e non solo, tre giorni dopo la strage, ammettendo che l’attacco è stato compiuto da «estremisti islamici». Ma  rilanciando comunque i sospetti su Kiev. L’inchiesta, ha affermato, dovrà appurare «chi è il mandante» della strage, il cui bilancio, intanto, è salito a 139 morti. Un centinaio i feriti ancora ricoverati. Per il leader del Cremlino, «dobbiamo rispondere alla domanda perché i terroristi cercavano di andare in Ucraina e chi li aspettava là», ha affermato incontrando i suoi collaboratori. L’attacco è stata «un’intimidazione alla Russia e sorge la domanda chi beneficia di questo», ha aggiunto, accusando gli Usa di «cercare di convincere tutti» che Kiev non ha avuto alcun ruolo nella strage.

Il portavoce per la politica estera dell’Ue Peter Stano ha ribadito che «non c’è alcuna prova che l’Ucraina sia in qualche modo collegata a questi attacchi» e ha invitato il governo russo a «non utilizzare gli attacchi terroristici a Mosca come pretesto o motivazione per aumentare l’aggressione illegale contro l’Ucraina, né usarlo come pretesto per l’aumento delle repressioni interne». Sulla stessa linea il commento del ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, secondo cui «Putin non deve utilizzare l’attentato per alzare lo scontro e per colpire di più l’Ucraina. Lo ripeto, non abbiamo alcun indizio che ci sia l’Ucraina dietro l’attentato».

E mentre i quattro tagiki accusati di essere gli esecutori materiali sono apparsi davanti alla Corte moscovita con i visi gonfi, occhi tumefatti e uno addirittura in sedia a rotelle, come ha documentato la televisione di Stato, si ingrossano le fila di quanti in Parlamento e nella magistratura, sull’onda emotiva degli ultimi giorno,  propongono il ripristino della pena capitale. A cominciare dall’ex presidente Dmitry Medvedev. «Dovrebbero essere uccisi?», si è chiesto in relazione agli uomini di cui è stato convalidato il fermo. E senza ombra di dubbio si è risposto: «È necessario. Ma è molto più importante uccidere tutte le persone coinvolte. Tutti. Chi ha pagato, chi ha simpatizzato, chi ha aiutato. Dobbiamo ucciderli tutti». Sul fronte giudiziario, nel frattempo, la Corte moscovita che si occupa del caso ha trasformato in arresto per almeno due mesi il fermo di altri tre sospetti, anch’essi di origine tagika, che non sono accusati di avere partecipato materialmente alla strage.

26 marzo 2024