Pakistan, Ucoii: cristiani e musulmani insieme contro violenti e malvagi

Appello delle comunità islamiche d’Italia: un cammino comune per mettere fine alla violenza. «Si arresti questa infame deriva di morte e distruzione»

L’appello delle comunità islamiche d’Italia: un cammino comune per mettere fine alla violenza. «Si arresti questa infame deriva di morte e distruzione»

La violenza del terrorismo assassino «non discrimina per religione ma colpisce alla stessa maniera cristiani e musulmani, come in Iraq, in Siria, a Gaza e altrove nel mondo in cui la logica della distruzione fisica di qualsiasi odiato nemico si è sostituita ad un costruttivo, per quanto teso, confronto per risolvere i conflitti». Ne sono convinti i responsabili dell’Ucoii (Unione delle comunità islamiche d’Italia), che affidano a una nota il commento a quanto è avvenuto in Pakistan domenica 15 marzo, con le bombe contro le chiese di Lahore. Un duplice attentato che, si legge nel testo, «si coniuga orrendamente con quello che avvenne alla scuola militare di Peshawar che ha fatto 145 vittime, in gran parte bambini, la strage nel mercato di Islamabad (25 vittime) e quella nella moschea di Rawalpind lo scorso mese».

Usano parole ferme, i responsabili delle comunità islamiche italiane, che parlano di «mostruosità e mostri». «Davvero – scrivono – viviamo in tempi di mostri e la mediatizzazione raramente oggettiva delle loro gesta non fa che corroborarne una ferocia che nulla ha di religioso anche se si ammanta in modo blasfemo di motivazioni che nessun credente potrebbe mai avallare o condividere». A prescindere dall’appartenenza religiosa o etnica, «la gente viene uccisa per terrorizzare tutti coloro che non accettano di schierarsi in guerre senza pietà e senza nessuno sbocco, per perpetuare lo scontro».

Per l’Ucoii, la violenza non risponde neppure più alla legge della giunga. In realtà «si cerca soprattutto di diffondere la paura e l’odio reciproco e indifferenziato tra persone che hanno convissuto per secoli sullo stesso territorio, come è accaduto a Lahore dove due musulmani, probabilmente estranei alla strage, sono stati linciati dalla folla». Proprio per questo, «è tempo che tutti quanti, Stati e autorità religiose, esponenti politici e società civili adottino un atteggiamento sostanzialmente diverso e s’impegnino ad arrestare questa infame deriva di morte e distruzione».
Le comunità islamiche d’Italia raccolgono l’appello di Papa Francesco: che nessuno sia perseguitato per la sua religione. «Cristiani e musulmani – conclude la nota – rappresentiamo oltre metà della popolazione mondiale, nella quasi totalità uomini e donne di pace: dobbiamo essere in condizione di intraprendere un cammino comune che disarmi i violenti e i malvagi. Noi musulmani d’Italia e d’Europa siamo pronti a fare la nostra parte».
17 marzo 2015