Attacco in Congo, Sant’Egidio: «Attanasio, impegnato per il bene comune»

Il mondo dell’associazionismo ricorda l’ambasciatore ucciso nei pressi di Goma con il carabiniere Iacovacci. L’Ucoii: «Profondo dolore per il vile attentato»

Si era appassionato al programma Dream per i malati di Aids, l’ambasciatore italiano Luca Attanasio, ucciso ieri, 22 febbraio, nella Repubblica Democratica del Congo, insieme al carabiniere Vittorio Iacovacci e all’autista del Wfp che li accompagnava. Lo ricorda la Comunità di Sant’Egidio, esprimendo «grande dolore» per l’attacco e spendendo parola di «affetto» per l’ambasciatore, incontrato più volte a Roma e a Kinshasa, «avendo fatto conoscenza della sua grande professionalità e umanità. Attanasio – si legge nella nota diffusa dalla Comunità – non era estraneo a nessuna sollecitazione sulle emergenze sociali, come il sostegno ai minori in difficoltà, dai bambini di strada a quelli che frequentano le nostre Scuole della Pace. Con lui se ne va, in modo doloroso e drammatico, un uomo sensibile, impegnato per il bene comune». Da Sant’Egidio parlano di «grave perdita» per l’Italia «ma anche per l’Africa, continente per il quale Attanasio stava spendendo con coraggio tante energie, fiducioso in un futuro migliore, di sviluppo e di pace. Ci stringiamo attorno alla sua famiglia, alla moglie e ai figli che abbiamo conosciuto e con cui siamo familiari – è la conclusione della nota -, rinnovando il nostro impegno per l’Africa e per la pacificazione delle aree di crisi, segnate da una violenza cieca che non risparmia tante vite innocenti, come accade da troppi anni in Kivu, nell’Est della Repubblica Democratica del Congo».

Cordoglio e vicinanza alle famiglie della vittime dell’attentato – «servitori dello Stato che prestano servizio nei luoghi di sofferenza» – anche nella nota delle Acli, che si stringono attorno alla Farnesina e all’Arma dei Carabinieri. E ricordano le parole con cui lo stesso Attanasio definiva il suo ruolo: «Quella dell’ambasciatore è una missione a volte anche pericolosa ma abbiamo il dovere di dare l’esempio». Uguale solidarietà arriva dall’Unione delle comunità islamiche d’Italia (Ucoii), che esprime «profondo dolore per il vile attentato» al convoglio Onu, nell’est del Congo, e «forte sostegno» alle istituzioni, in particolare ai ministeri degli Esteri e della Difesa, impegnati a verificare le dinamiche e gli eventi che hanno portato all’attacco e a fornire sostegno a loro volta alle famiglie delle vittime. «L’impegno profuso dall’ambasciatore Attanasio, nella sua rilevante esperienza estera e da ultimo, sin dal 2017, a Kinshasa, verso la pace tra i popoli e la realizzazione di importanti progetti umanitari, gli era anche valso la consegna del Premio internazionale Nassiryia per la pace: una giovane vita spezzata prima del tempo e i cui servigi l’Italia e il mondo dilaniato dai conflitti non potranno più ricevere», si legge nella nota diffusa ieri, 22 febbraio. Il suo impegno e la sua passione, concludono, «divengono ragioni ancora più forti per l’Ucoii nel proseguire il proprio cammino di scambio e di pace con le variegate comunità d’Italia e del mondo».

Vicinanza alla famiglia dell’ambasciatore e del carabiniere uccisi anche dal mondo delle ong. A cominciare da Emergenza Sorrisi, da tempo impegnata in missioni umanitarie in Congo e in altri Paesi africani. «In ognuno di questi Paesi – ricorda il presidente Fabio Abenavoli – abbiamo sempre potuto contare sull’aiuto delle nostre missioni diplomatiche. I nostri ambasciatori in quel Paese da sempre rappresentano al meglio il “bene” del nostro Paese». Ferma condanna contro l’attacco nella nota di Azione contro la fame, presente nel Paese dal 1996, che esprime vicinanza e solidarietà al governo italiano, alle sue forze dell’ordine e al Wfp. L’atto terroristico, ricordano, è stato ordito in occasione di una visita ai programmi di alimentazione scolastica promossi a Rutshuru dal Wfp, tra le attività per combattere la fame e la malnutrizione infantile. «È inaccettabile che gli operatori umanitari o chi, a vario titolo, è impegnato nella soluzione di problemi strutturali continuino ad essere bersaglio di gravi attacchi – dichiarano -. È già accaduto in altri scenari e anche alla nostra organizzazione in Nigeria, con il chiaro obiettivo di colpire chi opera per sostenere le comunità locali».

Ancora, l’Avsi – presente nella Repubblica Democratica del Congo dal 1973 (allora Zaire) e a oggi attiva in cinque province nell’est del Paese – esprime l’«incredulità» del suo staff nel Paese per quanto accaduto e per la ferita per tale perdita. L’ambasciatore e il console erano in missione a Goma», dove il giorno prima si era tenuto un momento di incontro personale con gli espatriati italiani. «Tra questi anche sei del nostro staff di Avsi Congo che hanno avuto modo di dialogare con lui, di conoscere la sua grande umanità e il suo desiderio di visitare personalmente i progetti e le attività sul terreno, portati avanti grazie alla cooperazione italiana».

23 febbraio 2021