Attacco in Congo: Iacovacci, «servitore dello Stato e della carità»

Il ricordo di padre David, dell’abbazia di Fossanova (Latina), dove vive la famiglia del carabiniere ucciso con l’ambasciatore Attanasio. Le salme rientrate in Italia

«Un vero servitore dello Stato e della carità». Padre Andrea David, della comunità dell’Istituto del Verbo Incarnato, che presta servizio nell’abbazia di Fossanova a Priverno (Latina), scegli queste parole per “raccontare” Vittorio Iacovacci, il carabiniere rimasto ucciso lunedì 22 febbraio nell’attentato avvenuto nella Repubblica Democratica del Congo, insieme all’ambasciatore italiano Luca Attanasio. Nel territorio parrocchiale di Santa Maria Annunziata (questo il titolo dell’abbazia), nella frazione Capocroce del comune di Sonnino, vive la famiglia del carabiniere. «Non c’è amore più grande di chi dà la vita per gli amici: è il comandamento di Gesù e il messaggio che ho portato alla famiglia di Vittorio Iacovacci», riferisce il religioso, raggiunto dall’Agenzia Sir.

Dopo aver ricevuto la notizia della morte del giovane, padre Andrea racconta di essersi subito recato a fare visita ai genitori, d’accordo con il vescovo Mariano Crociata. «È stata una grazia poter pregare il Rosario insieme a loro e ho portato la vicinanza di tutta la comunità. Ho donato una coroncina benedetta alla mamma e al papà di Vittorio e alla fidanzata Domenica, con cui la prossima estate avrebbe dovuto sposarsi. Mi hanno detto che il figlio è morto da eroe e ci siamo abbracciati – prosegue padre David -. Quando poi ho messo una foto di Vittorio sul tavolo affianco alla croce, “Eccolo!”, hanno esclamato commossi».

Alla famiglia Iacovacci, che ha un altro figlio in missione in Libia con la Marina militare, il religioso ha portato l’esempio del servo di Dio Salvo D’Acquisto: «Era più giovane di Vittorio, carabiniere come lui, e ha dato la vita per salvare altre persone. Nello slancio di Iacovacci – commenta – ho visto lo stesso coraggio di Salvo D’Acquisto: ha dato la vita per salvare l’ambasciatore che stava proteggendo. I carabinieri fanno il giuramento di servire la patria fino a dare la vita e Vittorio ne era consapevole: si era preparato a livello professionale per fare quel lavoro ed è andato in Congo conoscendo la complessità di quella terra e i rischi che correva».

Padre David ha celebrato anche una Messa nell’abbazia di Fossanova, in suffragio di Vittorio Iacovacci e dell’ambasciatore Luca Attanasio, esponendo le loro immagini davanti all’altare. Ieri sera, intanto, 23 febbraio, le due salme hanno fatto ritorno in Italia, all’aeroporto di Ciampino, accolte dal presidente del Consiglio Mario Draghi. «Vittorio e Luca, con i loro volti onesti, che infondono calma e protezione, possono essere paragonati a due missionari – sottolinea ancora il religioso -, come tanti che in Africa e in altre realtà, fertili di vocazioni ma anche martoriate dalla guerra, prestano servizio fino a perdere la vita. In loro comprendi anche il mistero della croce di Cristo. Bisogna avere valori alti per accettare di andare nella terra del coltan, delle miniere, dello sfruttamento e, pur nelle difficoltà, di fare la propria parte. In un tempo di paura come quello che viviamo a causa della pandemia – conclude -, questi esempi sono una luce per il bene che hanno donato».

24 febbraio 2021