Iniziano oggi, giovedì 3 maggio, nella Repubblica Centrafricana i tre giorni di lutto nazionale proclamati dal presidente Faustin-Archange Touadéra in seguito al massacro avvenuto il 1° maggio nella parrocchia di Nostra Signora di Fatima a Bangui, dove alcuni militanti islamici hanno ucciso almeno 16 persone, ferendone altre 60. Nella mattina di ieri Touadéra ha anche reso visita al cardinale Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui, per esprimere condoglianze alla Chiesa. «Ancora una volta, i nemici della pace e dell’unità hanno seminato la tristezza, la desolazione e il lutto a Bangui e nella Repubblica Centrafricana», ha scritto in un messaggio, puntando il dito contro «gruppuscoli» che hanno agito per «provocazione» e per «suscitare la vendetta sui musulmani». Di qui la richiesta di «non cedere alla provocazione dei nemici della pace», lasciandosi andare a vendette e rappresaglie. I responsabili, ha assicurato, saranno portati di fronte alla giustizia.

Solidarietà «a tutta la comunità civile e religiosa, sia cristiana che musulmana» arriva anche da Pierpaolo Grisetti, presidente di “Amici per il Centrafrica Carla Maria Pagani”, che ha sede a poca distanza dalla chiesa colpita a Bangui, nella quale erano presenti anche due suore che insegnano nella scuola dell’associazione, uscite illese dall’attacco. E anche Grisetti parla di «folle gesto effettuato da estremisti che hanno solo l’obiettivo di destabilizzare e creare tensioni», esprimendo l’augurio che «nel Paese possa prevalere il buon senso e la voglia di pace che Papa Francesco e l’Iman avevano sottolineato e auspicato nella visita per l’apertura della Porta Santa nel novembre 2015».

L’associazione, assicura il presidente, «continuerà la sua attività e i suoi progetti nella Repubblica Centrafricana. Sposiamo il motto del missionario italiano padre Aurelio Gazzera che dice: “Bisogna dare battaglia affinché venga concessa la vittoria” – prosegue -. La nostra battaglia è quella di continuare a credere nella pace e nello sviluppo, per garantire una speranza e un futuro ai ragazzi che studiano e lavorano al Centro La Joie de Vivre e agli altri progetti educativi, sanitari, lavorativi, agricoli e di sicurezza alimentare. Assicuriamo la nostra permanenza nel Paese e il sostegno alla popolazione centrafricana al fianco anche dei missionari e degli operatori internazionali con cui abbiamo sempre dialogato e collaborato».

3 maggio 2018