Attaccato un rifugio di Msf a Gaza

Rimasta uccisa una bimba di 5 anni, figlia di un membro dello staff . L’organizzazione: «Attacco inaccettabile, mostra che nella Striscia nessun luogo è sicuro»

Una bimba di 5 anni è l’unica vittima dell’attacco di lunedì 8 gennaio contro un rifugio di Medici senza frontiere a Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza. La piccola era la figlia di uno dei membri dello staff di Msf, che ricostruisce la vicenda condannando con fermezza l’attacco.

Tutto ha avuto inizio nella mattinata, quando una granata, simile a quella di un carro armato, ha sfondato il muro dell’edificio in cui oltre 100 membri dello staff di Msf e i loro familiari stavano cercando rifugio. La bambina è stata gravemente ferita dal colpo ed è stata sottoposta a un intervento chirurgico presso l’European Hospital di Gaza, dove è morta a causa delle ferite riportate. Altre tre persone sono rimaste leggermente ferite nell’attacco.

A parlare per l’organizzazione è Thomas Lauvin, coordinatore dei progetti Msf a Gaza. «Siamo indignati e profondamente rattristati per la morte di un altro membro della famiglia del nostro staff – afferma -. Questo attacco contro i civili è inaccettabile e, ancora una volta, dimostra che non importa dove ci si trovi: a Gaza, nessun luogo è sicuro». Quindi aggiunge che a granata «non è esplosa al momento dell’impatto, altrimenti molti altri membri del nostro staff e le loro famiglie sarebbero rimasti uccisi».

Prima dell’incidente, Msf aveva notificato alle forze israeliane che il rifugio vicino allo European Hospital di Gaza ospitava il personale di Msf e le loro famiglie. Inoltre, prima dell’attacco non era stato emesso alcun ordine di evacuazione. L’organizzazione non è in grado di confermare l’origine della granata, ma sembra essere simile a quelle usate dai carri armati israeliani, pertanto fanno sapere di aver contattato le autorità israeliane in cerca di ulteriori spiegazioni.

Dall’inizio della guerra sono 4 i membri dello staff si Msf rimasti uccisi, oltre a numerosi familiari. L’organizzazione ribadisce il suo appello per un cessate il fuoco immediato e duraturo a Gaza. «La violenza indiscriminata contro i civili deve finire ora», ribadiscono.

10 gennaio 2024