Attaccato e saccheggiato in Sudan ospedale supportato da Msf

Sospese tutte le attività nella struttura, nel Darfur settentrionale, che tratta i feriti di guerra. «Oltraggioso che le Rsf abbiano aperto il fuoco all’interno dell’ospedale»

Attaccato nella mattina di sabato 9 giugno in Sudan il South Hospital, il principale ospedale per il trattamento dei feriti di guerra a El Fasher, nel Darfur settentrionale. I soldati delle Forze di supporto rapido (Rsf) hanno fatto irruzione all’interno, aperto il fuoco, saccheggiato le forniture e rubato un’ambulanza di Msf. La conseguenza: Medici senza frontiere (Msf) e il ministero della Salute hanno dovuto sospendere tutte le attività. La maggior parte dei pazienti e lo staff medico che erano nell’ospedale, compreso tutto il personale di Msf, sono riusciti a fuggire e mettersi in salvo dagli spari delle Rsf ma, a causa del caos, le équipe di Msf non sono state in grado di verificare se ci siano stati morti o feriti a causa della sparatoria, riferiscono dall’organizzazione umanitaria.

Nelle parole di Michel Lacharité, responsabile delle emergenze di Msf, «è oltraggioso che le Rsf abbiano aperto il fuoco all’interno dell’ospedale. Non si tratta di un incidente isolato. Il personale e i pazienti hanno assistito a diversi attacchi alla struttura per settimane, ma aprire il fuoco all’interno di un ospedale supera ogni limite». Proprio a motivo dell’intensificarsi dei combattimenti, l’organizzazione umanitaria e il ministero della Salute avevano iniziato a trasferire pazienti e servizi medici in altre strutture, già all’inizio della settimana precedente. Al momento dell’incursione quindi c’erano solo 10 pazienti e un’equipe medica ridotta.

«Le parti in conflitto devono smettere di attaccare gli ospedali che, uno dopo l’altro, vengono danneggiati e chiusi – afferma ancora Lacharité -. Le strutture rimaste ad El Fasher non sono preparate per afflussi di feriti di massa. Stiamo cercando di trovare delle soluzioni, ma la responsabilità è delle parti in conflitto che devono risparmiare le strutture mediche». Basti pensare che tra il 25 maggio e il 3 giugno il South Hospital è stato colpito per tre volte da colpi di mortaio e proiettili; 2 i morti e 14 i feriti, tra pazienti e familiari.

La struttura era il principale ospedale di riferimento per il trattamento dei feriti di guerra a El Fasher, l’unica attrezzata per gestire afflussi di pazienti di massa e uno dei due ospedali con capacità chirurgiche. In meno di un mese, tra il 10 maggio e il 6 giugno, oltre 1.300 feriti sono stati curati presso l’ospedale. I feriti sono stati ora trasferiti in altre strutture che non sono preparate a gestire un tale afflusso di pazienti, come l’ospedale pediatrico e l’ospedale saudita. In Darfur settentrionale al momento Msf è in azione per trasferire i servizi sanitari dal South Hospital ad altre strutture e continua a lavorare nel campo di Zamzam per rispondere alla crisi nutrizionale.

11 giugno 2024