Assistenza domiciliare, tavolo tecnico entro due settimane

Lazio, l’assicurazione dell’assessore D’Amato. Tra i nodi, carenza di personale e mancata integrazione tra sanità e sociale. Aisla: caregiver allo stremo

La schiarita dopo i mesi bui della pandemia consente di convocare il tavolo tecnico sull’assistenza domiciliare «entro due settimane»: ad annunciarlo è l’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato. Istituito il 17 febbraio 2020 in occasione della modifica del decreto che riorganizza e riqualifica l’assistenza domiciliare integrata nel Lazio, di fatto non si è mai riunito a causa del Covid. «La pandemia non era prevedibile ma è tempo di sedersi e confrontarsi per correggere la riforma», dice Paola Rizzitano della sezione laziale dell’Aisla (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica).

Associazioni e istituzioni concordano sull’importanza di rafforzare il sistema di cure domiciliari, anche con figure ad hoc, per garantire migliore qualità di vita a pazienti «che vogliono vivere e non sopravvivere», rimarca Rizzitano. La cura in un ambiente familiare, inoltre, «evita fenomeni di isolamento e di emarginazione sociale e favorisce processi di deistituzionalizzazione», aggiunge l’assessore regionale alle Politiche sociali Alessandra Troncarelli. Nel Lazio oltre 650 i pazienti ad altissima complessità assistenziale (affetti da Sla o malattie neurodegenerative in fase avanzata con necessità di ventiloterapia meccanica assistita h 24).

La «sensazione» dell’Aisla è che sul territorio, tra quelli a cui è stata diagnosticata la Sla, «si stia drammaticamente abbassando l’età delle persone colpite dalla malattia con conseguente impatto devastante su famiglie con figli piccoli o adolescenti e comunità». Tutte necessitano di costanti cure domiciliari per preservare la qualità della vita e per Rizzitano «l’assistenza a domicilio in alta complessità nel Lazio è sempre stata un fiore all’occhiello a livello nazionale perché si è scelto e definito un sistema etico e virtuoso che consente ai malati di rientrare al domicilio nonostante le condizioni complesse e ingravescenti».

Allargando la platea dei pazienti che hanno bisogno di prestazioni nella propria abitazione, gli ultimi dati a disposizione della Regione «dicono che è in crescita – aggiunge D’Amato -. In particolare, per gli over 65 la copertura assistenziale è passata dall’1,87% del 2018 all’1,95% del 2019 fino al 2,10 del 2020. Durante l’emergenza sanitaria è cresciuta del 10% per pazienti più complessi, rispetto all’anno precedente. Si è cercato in ogni modo di tutelare il benessere dei cittadini anche in un momento complicato».

Rizzitano osserva che «l’assunzione massiccia di personale in strutture pubbliche» per far fronte al Covid-19 ha «drenato» risorse dall’assistenza domiciliare ed è uno dei temi che sarà portato al tavolo tecnico perché «ogni giorno si cerca di mettere insieme un puzzle complicato».

Anche il segretario regionale del Lazio di Cittadinanzattiva, Elio Rosati, solleva il problema e afferma che «il territorio in questi anni ha sofferto per mancanza di personale che la Regione sta recuperando emanando bandi, ma ancora non si è in linea con i bisogni». Altra criticità è la mancata «integrazione tra sanità e sociale». L’ammalato riceve risposte dal servizio sanitario ma «quando torna a casa non trova una rete di sostegno. È mancata la cura di una rete di servizi territoriali, tra il sociale e la sanità manca la capacità di essere integrati in modo strutturato. Il sistema è ingessato», aggiunge Rosati, per il quale è necessario anche «avviare un piano di cure personalizzato e contestualmente innovare la tecnologia».

Altro tema che sarà affrontato dal tavolo tecnico è quello dei caregiver, che per Rizzitano «sono allo stremo». Un’anticipazione su quanto sarà fatto dalla Regione la offre Troncarelli per la quale «si sta lavorando per dare pieno riconoscimento a una figura come componente essenziale del sistema dei servizi sociali, sociosanitari e sanitari. Bisogna tutelarlo quale persona che fornisce assistenza, salvaguardando però anche i suoi bisogni, diritti e pari opportunità, assicurandogli forme adeguate di supporto. Puntiamo al riconoscimento del suo ruolo fin dal momento della costituzione del piano individuale assistenziale del malato».

31 maggio 2021