Asia, in Myanmar vittoria del partito di Aung San Suu Kyi

La Lega nazionale per la democrazia ha ottenuto il 70% dei consensi. Gli osservatori: risultato storico. Ora la pace e la riconciliazione nazionale

La Lega nazionale per la democrazia ha ottenuto il 70% dei consensi. Gli osservatori: risultato storico. Ora la pace e la riconciliazione nazionale

Risultato storico alle elezioni tenutesi l’8 novembre in Myanmar, che hanno visto la vittoria della Lega nazionale per la democrazia, il partito guidato dalla leader dell’opposizione birmana e Premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi. Con il 70% dei voti, la Lega di Suu Kyi, che dal 2013 è anche cittadina onoraria di Roma capitale, si aggiudica almeno 78 seggi su 88 in Parlamento. Nonostante consultazioni non libere ed eque, con migliaia di cittadini privati dei diritti civili e, in alcuni luoghi, i candiati della Lega vittime di minacce e pressioni.

A denunciarlo all’Agenzia Fides è Mervyn Thomas, direttore della ong Christian Solidarity Worldwide, che spiega: «La Costituzione limita il potere di governo ma la popolazione del Myanmar si è espressa per un cambiamento  forte e chiaro». Intanto il partito dei militari ha ammesso ufficialmente la sua sconfitta, anche se alcune clausole nella Costituzione impediscono che Aung San Suu Kyi diventi presidente, e garantiscono ai militari il 25% dei seggi in Parlamento, dando loro anche il controllo sulla nomina di diversi ministri, come quelli degli Interni e degli Esteri.

La sfida ora si sposta in Parlamento, chiamato al compito di eleggere un presidente. «Ci sono diverse questioni urgenti, come la pace e la riconciliazione nazionale. – dichiara ancora Thomas -. Ora bisogna restare vigili e continuare a lavorare e pregare per il cambiamento che il popolo della Birmania desidera così fortemente».

11 novembre 2015