Asia Bibi ha lasciato il carcere di Multan, in Pakistan. La notizia è arrivata da fonti vicine alla famiglia e ha trovato conferma nella testimonianza di un dirigente carcerario: l’ordine di rilascio è arrivato mercoledì 7 novembre. Cristiana, madre di 5 figli, la donna era stata arrestata con l’accusa di blasfemia e quindi condannata a morte, nel 2010. Il 31 ottobre la sentenza di assoluzione da parte della Corte suprema pakistana. «È stata rilasciata, mi è stato detto che era su un aereo ma nessuno sa dove atterrerà», ha scritto il suo avvocato Saif Ul-Mulook in un messaggio. In forma anonima, due dirigenti pakistani affermano che è stata trasferita in una località segreta, per tutelarne la sicurezza.

Nell’arco di neanche una giornata, le notizie si rincorrono di ora in ora. Questa mattina, 8 novembre, il portavoce del ministero degli Esteri di Islamabad informa che la donna «si trova in un luogo sicuro ed è ancora in Pakistan», smentendo le notizie di una partenza per l’estero. Anche il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani ha affidato a Twitter il suo commento sulla vicenda: « Ringrazio le autorità pakistane. La aspetto appena possibile, insieme a suo marito e alla sua famiglia, al Parlamento europeo». Poco prima aveva scritto: «Asia Bibi è libera! La verità, alla fine, vince sempre!».

Nei giorni scorsi, alla notizia dell’assoluzione in tutto il Paese si sono registrate proteste e disordini da parte di gruppi islamisti. Le minacce ricevute hanno costretto l’avvocato a rifugiarsi in Olanda e hanno spinto il marito a chiedere asilo politico per la famiglia in diversi Paesi, Italia compresa. Interpellato da giornalisti a margini di un incontro a Palazzo San Calisto, il cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Parolin ha assicurato che attualmente non c’è alcuna attività diplomatica portata avanti dalla Santa Sede: «È una questione interna al Pakistan, spero possa risolversi nel migliore dei modi. Non so come finirà – ha aggiunto -, ci sono state molte reazioni, la questione non è semplice, anzi è molto complessa e delicata». Da parte della Santa Sede naturalmente «c’è sempre l’interesse che finisca nel migliore dei modi».

8 novembre 2018