Ascolto, dialogo, partecipazione: le consegne del Cammino sinodale

Conclusa la prima Assemblea sinodale. Il presidente Cei Zuppi: «L’orizzonte è la missione». Castellucci: «Come Chiesa abbiamo problemi ma anche tante risorse»

Durante i lavori della prima Assemblea sinodale, nella basilica di San Paolo fuori le mura, si è respirato un clima di «sobria ebbrezza». Consapevoli delle sfide del presente, i mille delegati, tra vescovi, sacerdoti, religiosi e laici, hanno celebrato la gioia di essere Chiesa. Una Chiesa che, «con le sue ammaccature», si impegna a essere una madre attenta «in un mondo individualista» in cui regna «il culto dell’io» e il valore del noi «è relativo». Bisogna invece promuovere «il culto dell’unità» e diventare «costruttori di comunità». Con queste parole del cardinale presidente della Cei Matteo Zuppi si è conclusa ieri, domenica 17 novembre, la prima Assemblea sinodale delle Chiese in Italia, una delle tappe della “fase profetica”, ultimo tratto del Cammino sinodale nazionale.

Il momento conclusivo è coinciso con la VIII Giornata mondiale dei poveri e a tal proposito il cardinale ha rimarcato che «la Chiesa non esiste senza i poveri, diventa un club, ci si parla addosso». Parlando ai delegati ha invitato a vivere la sobrietà, quella «di essere consapevoli ma non scettici, senza supponenza ma con convinzione e determinazione, senza enfasi». Sobrietà che si accompagna con l’ebbrezza, perché non bisogna temere «di essere contenti, non bisogna aver paura di questa gioia. Al contrario, dovremmo aver paura di perderla». Il porporato poi, incontrando i giornalisti, ha espresso «la gioia» dell’incontro durante il quale è stato prodotto «un testo avanzato». I temi discussi saranno riassunti e presentati nella seconda Assemblea sinodale che si terrà dal 31 marzo al 4 aprile 2025. «L’elaborato – ha aggiunto il presidente della Cei – è frutto di tanta passione e di tanta concretezza per andare incontro agli altri per una Chiesa che sia sempre più accanto alle sofferenze. L’orizzonte è la missione».

Il testo finale non vuole essere «un corposo manuale di temi pastorali – ha specificato monsignor Erio Castellucci, presidente del Comitato nazionale del Cammino sinodale – ma un tentativo di sbloccare alcune pesantezze che ora ci affliggono, perché siamo feriti dal peccato». Ricordando gli stili che accompagnano il cammino sinodale – ascolto, dialogo, partecipazione -, il presule ha sottolineato che negli ultimi tre giorni tra i cento tavoli dei delegati sono state condivise «esperienze belle e positive, autentiche spie della crescita del Regno di Dio nel nostro tempo. Sono solo germogli, ma la sfida della ricezione sinodale sarà poi quella di sostenere questi stili perché diventino strutturali nelle nostre chiese. Se riuscirà, sarà il regalo più importante del Cammino sinodale».

Durante l’incontro con i giornalisti il presule ha spiegato che, soprattutto in relazione al mondo giovanile, i delegati chiedono di «evitare l’ecclesialese specie nel linguaggio catechistico che appare faticoso». Dal lavoro prodotto dagli oltre cento tavoli è anche emersa «la consapevolezza che, come Chiesa, abbiamo tanti problemi ma anche tante risorse. È necessario essere positivi, cioè assumere uno sguardo che vede nella realtà l’opera di Dio. Non ci sono stati piagnistei e nostalgie». Parlando poi dell’aspetto missionario ha usato l’immagine della dieta per spiegare che si avverte la necessità di attuare uno «snellimento nella vita ecclesiale per poter essere più agilmente missionari. Uno snellimento rispetto ad alcuni meccanismi un po’ bloccati come quelli che riguardano la condivisione della guida delle comunità cristiane, il ruolo delle donne, la corresponsabilità effettiva nell’esercizio del discernimento».

Monsignor Valentino Bulgarelli, segretario del Comitato nazionale del Cammino sinodale, parlando di un «clima bellissimo» ha spiegato che nelle oltre 300 sintesi «si coglie il lavoro avvenuto nei contesti delle Chiese locali». Nelle oltre 200 proposte contenute nelle schede consegnate dai delegati «alcune possono essere subito attuate», come, per esempio, quella che riguarda la catechesi. «La tradizione italiana – ha detto – nell’immediato post concilio ha indicazioni, consigli, suggerimenti per superare quanto gli operatori pastorali stanno chiedendo». Ma la pratica pastorale italiana, ha spiegato, sembra non aver subito cambiamenti significativi negli ultimi 50 anni, rimanendo ancorata a routine consolidate. «Bisogna recuperare un po’ di passione e di entusiasmo nel fare la proposta cristiana», ha concluso.

Venerdì 15, in occasione dell’apertura dell’Assemblea, Papa Francesco ha inviato un messaggio ai partecipanti esortandoli, tra l’altro, «a guardare alla società in cui viviamo con uno sguardo di compassione per preparare il futuro, superando atteggiamenti non evangelici, quali la mancanza di speranza, il vittimismo, la paura, le chiusure». Ieri, 17 novembre, il cardinale Zuppi ha letto la risposta dell’Assemblea che, esprimendo gratitudine al pontefice per la vicinanza, ha assicurato di sentire «questa vocazione a una missione condotta non in solitaria ma insieme, per portare con coraggio e speranza il Vangelo, anzitutto attraverso la testimonianza dell’amore fraterno». Della tre giorni il presidente della Cei ha affermato di essere rimasto «molto colpito» dal momento di preghiera ecumenico con sette rappresentanti di Chiese cristiane in Italia cha venerdì ha dato il via ai lavori dell’Assemblea. «È stata una introduzione intensissima, spirituale e concreta – ha dichiarato -. Mi ha molto emozionato».

18 novembre 2024