Arrivati in Albania i primi 16 migranti intercettati in mare

Pallucchi (Forum terzo settore): i centri di rimpatrio italiani, «riflesso di una politica che lascia irrisolti i veri nodi della gestione. Lo sforzo sarebbe dovuto andare in tutt’altra direzione»

Arrivata in Albania questa mattina, 16 ottobre, la nave Libra della Marina militare italiana, con a bordo i primi 16 migranti che saranno accolti nelle strutture italiane costruite nel Paese. A bordo, riferisce l’Ansa, 10 migrati bengalesi e sei egiziani. Sono approdati nel porto di Shengjin, circa 50 chilometri a nord di Tirana. A poche decine di metri dal molo, l’hotspot allestito dall’Italia, dove saranno sottoposti a uno screening sanitario e alle procedure di identificazione per essere poi trasferiti – in giornata – al campo di accoglienza di Gjader – l’altro sito a giurisdizione italiana -, a poche decine di chilometri dal porto. Qui sono stati allestiti un centro di accoglienza per richiedenti asilo da 880 posti, un Cpr (144 posti) che ospiterà le persone destinate all’espulsione e un penitenziario da 20 posti per chi commette reati.

Il gruppo di bengalesi ed egiziani attenderà nel centro per richiedenti asilo l’esito della domanda. Nel frattempo un giudice a Roma dovrà convalidare il trattenimento nella struttura, disposto dalla questura della Capitale in base al decreto Cutro. Gli eventuali rimpatri avverranno direttamente dall’Albania, da dove il presidente Edi Rama ha fatto sapere di aver declinato richieste da altri Stati per raggiungere un’intesa simile a quella con l’Italia.

Dei mille sbarcati a Lampedusa in ultime 48 ore, i 16 sbarcati in Albania sono gli unici a non avere toccato il suolo italiano: intercettati in mare, sono stati selezionati e imbarcati sulla nave Libra. Saranno i primi a sperimentare le procedure accelerate di frontiera in un Paese terzo, difese nella giornata di ieri in Parlamento dalla premier Giorgia Meloni, che confida nell’effetto deterrenza dell’iniziativa. A bordo con loro anche personale di Unhcr e Oim. A Shengjin invece sono presenti medici, forze dell’ordine, interpreti e mediatori culturali.

Netta la contrarietà espressa dal Forum terzo settore, attraverso la portavoce Vanessa Pallucchi. «I centri di rimpatrio dei migranti in Albania sono il riflesso di una politica che lascia irrisolti i veri nodi della gestione delle migrazioni, spostando la realtà dalla nostra vista – afferma -. Le politiche migratorie di questo Paese sembrano svuotare sempre più di senso i principi che, come ha ricordato il presidente Mattarella, sono insiti nella nostra Costituzione e la inverano: solidarietà, impegno per la coesione sociale, accoglienza, divenire della cittadinanza».

Per le organizzazioni del Forum, «lo sforzo, anche economico, che l’Italia sta portando avanti sarebbe dovuto andare in tutt’altra direzione, ovvero in un sistema di accoglienza diffuso e strutturato su tutto il territorio nazionale, che offra reali strumenti di integrazione alle persone migranti e quindi anche la possibilità di rappresentare una risorsa per il nostro Paese». Pallucchi ricorda il documento di proposte per «un governo giusto ed efficace dei fenomeni migratori» messo a punto dal Forum, per ribadire che «ciò che il Terzo settore auspica è un approccio che, piuttosto che normalizzare le “procedure speciali”, rendere più difficile il soccorso in mare alle organizzazioni della società civile ed esternalizzare la gestione degli arrivi, riesca a mettere a sistema la legislazione e gli strumenti di gestione ordinaria con le politiche di cooperazione allo sviluppo, i programmi di ricerca e soccorso e i piani di accoglienza e inclusione. Una gestione positiva delle migrazioni è senza dubbio possibile – conclude -, coinvolgendo anche il Terzo settore e realizzando il principio di sussidiarietà».

16 ottobre 2024