Arriva su Rai Uno “La guerra è finita”

Dal 13 gennaio la serie targata Rai-Palomar su memoria e ricostruzione, diretta da Michele Soavi e scritta da Sandro Petraglia. Una storia di rinascita

Si intitola “La guerra è finita” la nuova serie in 4 puntate in onda su Rai Uno da lunedì 13 gennaio, presentata ieri mattina, 7 gennaio, alla Casa del Cinema. Un grande racconto prodotto dalla Palomar di Carlo degli Esposrti, diretto da Michele Soavi e scritto da Sandro Petraglia. Al centro, la memoria della Shoah, attraverso i bambini sopravvissuti, accolti in una casa in Emilia: piccoli in cerca di speranza per il loro domani. Una storia di rinascita, che si lega alla ripresa del Paese, affidata all’interpretazione di protagonisti come Michele Riondino, Isabella Ragonese e Valerio Binasco.

«Una storia necessaria, indispensabile. Una “risurrezione” di bambini morsi dall’orrore della guerra». La direttrice di Rai Fiction Eleonora Andreatta definisce così la serie alla quale l’ammiraglia della tv di Stato dedica 4 prime serate. «Per la prima volta la Rai, nel racconto della memoria del passato, dedica alla Shoah una serie in più puntate – afferma -. È una storia vera, che si ispira all’esperienza nella comunità di Selvino nella bergamasca, ma rielaborata con personaggi di finzione in Emilia. Storia di vite spezzate in cerca di futuro, vite di bambini ma anche di adulti». Per Degli Esposti si tratta di un racconto che si muove in linea con quello di “Perlasca. Un eroe italiano”, prodotto sempre da Palomar. «Con “Perlasca” – sottolinea – abbiamo realizzato sul servizio pubblico probabilmente il primo grande racconto sugli anni difficili della Shoah e sull’importanza della testimonianza delle memoria. Un grandissimo successo con un elevato seguito di pubblico. Non lo dico da produttore ma da cittadino: abbiamo ottenuto un’enorme partecipazione, adesione a tali temi. Spero che avvenga lo stesso anche con “La guerra è finita” – conclude -, dove raccontiamo la storia di bambini che si risollevano dall’orrore. È come un “Braccialetti rossi” nel dopoguerra».

A spiegare la scelta di concentrarsi sul “dopo” dei campi di concentramento è lo sceneggiatore Sandro Petraglia. «È difficile raccontare l’esperienza dei campi – spiega -. Pensando a Primo Levi, a “La tregua”, abbiamo deciso allora di mostrare la vita di bambini sopravvissuti. Parlare del “dopo” ci ha permesso di fare sempre memoria del passato, del dolore, ma anche di parlare di speranza». Non solo. «Con un lungo lavoro di documentazione – sottolinea ancora l’autore della sceneggiatura – nella serie raccontiamo anche lo stupore di molti italiani che nel 1945 vennero a sapere ciò che era accaduto nei campi di concentramento». A firmare la regia, Michele Soavi, che racconta il suo trasporto per il progetto, spinto da due cose: «Il ricordo di mia nonna, il cui cognome era Levi, e la filastrocca “Il re degli elfi” di Goethe, che racconta il  coraggio di un padre che si batte per salvare il proprio figlio. Ed è quello che nella serie avviene nel personaggio interpretato da Michele Riondino, sopravvissuto ai rastrellamenti e alla disperata ricerca del proprio figlio deportato».

Anche per Isabella Ragonese – che nella serie è Giulia, una giovane psicologa che «crede fortemente nel valore della testimonianza» -, la miniserie racconta «la bella Italia dei nostri nonni e bisnonni, quella della ricostruzione, della ripresa. Oggi – osserva – viviamo il pericolo dell’assuefazione nei confronti di tali temi; è dunque nostro dovere, come adulti, trovare delle formule sempre nuove per fare memoria, riuscire a parlare con le nuove generazioni».

8 gennaio 2020