Arnaldo Canepa ricordato dai figli del “suo” oratorio

La testimonianza di uno dei ragazzi del Quadraro, oggi 73enne, “cresciuto” a Santa Maria del Buon Consiglio: «Ci ha aiutati a crescere fiduciosi»

La testimonianza di uno dei ragazzi del Quadraro, oggi 73enne, cresciuto nella struttura di Santa Maria del Buon Consiglio: «Ci ha aiutati a crescere fiduciosi»

Sono un figlio del Quadraro che da poco ha compiuto 73 anni. Ho avuto il piacere e il privilegio di conoscere Arnaldo Canepa e il suo fido amico e collaboratore, il dottor Spada. Gli anni Quaranta volgevano al termine e nelle periferie si “annusavano” fame e difficoltà di ogni genere: la guerra era finita da poco e nel mio quartiere la fame era di casa! Nel quartiere c’era una nutrita comunità pugliese, etichettata col nome de “i baresi”,  e altre comunità, per lo più umbro-marchigiane. Allora i figli si facevano e nascevano. Io sono il nono figlio e ho perso i genitori in dieci giorni tra il 5 e il 15 dicembre del 1946.

Le strade del nostro quartiere erano percorse e occupate da una “nuvola” di bambini che si inventavano giochi per ogni stagione. Sulla via dei Quintili, angolo con via degli Angeli, c’erano le Suore di Namur che, per tirar via dalla “strada” tutti quei bambini, aprirono il loro cancello e la loro cappella per accoglierli. Aristide creò l’Oratorio. La Parrocchia ovviamente
era Santa Maria del Buon Consiglio al Quadraro: sì, proprio da dove era partito Arnaldo Canepa! Ma il nostro Oratorio era, come dire, “autonomo”.

Tralascio tanti ricordi sulle Suore e sul loro contributo nell’assistere, durante la guerra, rischiando la vita, i malati del quartiere, e quanta passione e dedizione profuse Aristide (mi scuso se non ricordo il cognome) nel mantenimento dell’oratorio grazie anche alla partecipazione dei sacerdoti degli Oblati di San Giuseppe di Asti di don Marello, che venivano da via Urbana per le celebrazioni eucaristiche e per l’animazione dei giochi: padre Paolo Bellati, padre Mario e padre Aldo Falconetti.

In quegli anni c’era una tradizione: riunire tutti gli oratori al cinema Brancaccio, dopo Santo Stefano e prima dell’ultimo dell’anno. Che festa! Noi del Quadraro – via dei Quintili ci si vedeva alla fermata del tram della Stefer che andava alla stazione Termini. Il nostro abbigliamento e le nostre “scarpe” denunciavano la nostra condizione. Nonostante il freddo pungente e i nostri scarsi panni, eravamo felici di partecipare. Si scendeva dal tram in prossimità di piazza Vittorio, si percorreva via dello Statuto, e si arrivava in via Merulana davanti al Brancaccio. Ci smistavano tra platea e gallerie. Quindi si cominciava: la proiezione di un film, il discorso di Arnaldo Canepa, la chiamata dei vari Oratori e poi distribuzione del desiderato “pacco”.

La chiamata degli Oratori era rigidamente in ordine alfabetico. Ricordo quando chiamavano quello di “Cristo Re” Si presentavano sul palco con bei vestiti e belle scarpe: beati loro!  Un anno, forse il 1949, Arnaldo modificò la scaletta e disse: quest’anno faccio un’eccezione e, prima del rispetto dell’ordine alfabetico, voglio qui gli “ultimi”: i ragazzi dell’Oratorio di Via dei Quintili. Dopo tanti anni, piango ancora, come quel giorno: eravamo
increduli! Noi, con i buchi nelle scarpe, con le toppe sui calzoncini, appunto gli ultimi, per una volta eravamo i primi!!

Quanta sensibilità e umanità in Arnaldo Canepa. Spesso, nei giorni feriali, entro nella chiesa di Santa Maria del Buonconsiglio (dove ho ricevuto il battesimo e la comunione) e mi fermo a pregare per lui, per Arnaldo. Nella sua memoria, ancora oggi, supersiti figli di  quell’oratorio, ci incontriamo per mangiare una pizza e per ricordare, per ricordare, per
ricordare.

Grazie Arnaldo!  Ci hai aiutati a crescere fiduciosi, ad interiorizzare Cristo ed essere
mani e piedi suoi!

Francesco Sabatini

9 novembre 2015