In tutto sono circa 70 i Paesi produttori ed esportatori di armi nel mondo; tra questi, in cinque collezionano tre quarti del mercato internazionale: si tratta di Stati Uniti, Russia, Francia, Germania e Cina. Tra i Paesi europei che vendono armi figura anche l’Italia, seppur con dati relativamente modesti. Sono i dati diffusi dal Sipri (Stockholm International Peace Research Institute), l’Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma, secondo cui nel loro insieme, i 28 Paesi aderenti all’Ue risultano il secondo esportatore mondiale.

Il flusso prende le vie dell’Asia e del Medio Oriente, verso cui le esportazioni di armi convenzionali è stato in aumento negli ultimi anni, mentre si registra una lieve diminuzione verso l’Africa e il Sud America. Gli Stati Uniti – che vendono ogni tipo di armi in 98 Paesi del mondo – nell’ultimo decennio hanno accresciuto l’export del 29%: oltre un terzo (36%) delle armi acquistate nel mondo provengono dagli Usa. Washington «ha consolidato la propria posizione come leader mondiale nella fornitura di armi», sottolinea Aude Fleurant, direttore del programma sulle armi e le spese militari del Sipri, nel diffondere il rapporto 2019. Oltre a fucili, pistole, altre armi “leggere”, mine, gli Usa esportano mezzi blindati, aerei, missili balistici e bombe teleguidate.

Dal canto suo la Cina ha aumentato le esportazioni del 38% in dieci anni soprattutto verso Pakistan, Bangladesh, Myanmar e Algeria. Tra i maggiori importatori al mondo figurano Arabia Saudita e India. Nel frattempo cresce la spesa complessiva mondiale per gli armamenti, fra convenzionali, chimici e nucleari. Si calcola che la spesa totale annuale per armamenti e forze militari sia attorno ai 1.800/2.000 miliardi di dollari, circa il 2% del Pil mondiale. Ovviamente non esistono cifre ufficiali complete del settore.

10 giugno 2019