Armi, spesa record: 2.200 miliardi di dollari. E intanto la fame uccide
Denuncia di Oxfam: «Nel 2022 la spesa militare mondiale è stata 11 volte superiore rispetto all’Aiuto pubblico allo sviluppo globale. Appello urgente per un’immediata inversione di rotta, in occasione della riunione del Consiglio di Sicurezza Onu»
Per le armi «non si bada a spese», ma nella lotta alla fame si risparmia sempre di più. È quanto emerge dai dati riferiti con preoccupazione da Oxfam, in occasione della riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu che fino a oggi, 25 maggio, discute di strategie utili a garantire la sicurezza dei civili nei Paesi in guerra. «Una spirale di violenza e disumanità che deve essere interrotta prima che per molti sia troppo tardi – denuncia Francesco Petrelli, policy advisor di Oxfam Italia sulla sicurezza alimentare -. Paradossalmente quattro dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza sono in cima alla vendita globale di armi che alimentano guerre in tutto il mondo – riferisce -. Le armi che vengono vendute non solo sono responsabili della morte di civili innocenti, ma contribuiscono a ridurre alla fame chi sopravvive». L’appello urgente di Oxfam è che si adottino politiche per salvare la vita di milioni di persone intrappolate in zone di conflitto, agendo concretamente contro il moltiplicarsi di guerre e la proliferazione di armi. Secondo le stime, infatti, dal 2018 al 2022 la sola spesa mondiale per l’importazione di armi è stata in media pari a 112 miliardi di dollari all’anno, mentre ogni giorno 9 mila persone sono morte per fame a causa principalmente degli effetti prodotti dai conflitti in corso
La spesa militare globale nel 2022 ha toccato la cifra record di 2.200 miliardi di dollari, sufficienti a coprire oltre 42 volte gli aiuti richiesti dalle Nazioni Unite per fronteggiare le più gravi crisi umanitarie nel mondo (pari a 51,7 miliardi di dollari) e 11 volte l’Aiuto Pubblico allo Sviluppo globale (pari a 206 miliardi di dollari). I primi cinque Paesi al mondo per export di armi sono Stati Uniti, Russia, Francia, Cina e Germania. Da soli sono responsabili dei tre quarti del commercio globale e secondo le stime hanno complessivamente guadagnato 85 miliardi di dollari all’anno negli ultimi 4 anni. L’Italia non è stata da meno, attestandosi sesta tra i grandi esportatori, con il 3,8% del commercio mondiale nello stesso periodo, alle spalle della Germania responsabile del 4,2% delle esportazioni globali. Le esportazioni globali dei principali sistemi d’arma convenzionali nei quattro anni presi in esame sono aumentate del 4,8% rispetto al decennio precedente, mentre nel 2022 quasi 48.000 civili sono stati uccisi a causa dei conflitti armati, che sono arrivati a causare lo sfollamento forzato di quasi 90 milioni di persone nel mondo.
«Numeri spaventosi, ma è solo la punta dell’iceberg – aggiunge Petrelli -. I signori della guerra e le milizie al soldo del miglior offerente, stanno realizzando miliardi di dollari di profitti grazie al traffico illegale di armi leggere che alimentano i conflitti in Somalia e Sud Sudan». Solo l’anno scorso i conflitti in corso nel mondo sono stati un fattore fondamentale che ha portato alla fame estrema 117 milioni di persone in 19 paesi. Intere popolazioni, che spesso vivono nei paesi più poveri e vulnerabili del pianeta, si ritrovano minacciate dalla guerra che si aggiunge alla crisi climatica e alla recessione economica.
L’Africa, le armi, l’agricoltura. Nell’Africa subsahariana l’anno scorso i governi hanno speso 19 miliardi di dollari per le forze armate, mentre per sostenere l’agricoltura si è tornati ai livelli di oltre 20 anni fa. Solo 38 su 54 paesi africani hanno rispettato l’impegno preso nella Conferenza di Malabo nel 2014 di investire almeno il 10% del proprio bilancio nazionale in agricoltura. Al contrario, in Paesi attraversati da sanguinosi conflitti, come il Sud Sudan, la spesa militare l’anno scorso è aumentata di oltre il 50% rispetto al 2021, mentre 7,7 milioni di persone (il 63% della popolazione) si trovano oggi sull’orlo della carestia. Ciò ha causato l’aumento esponenziale dei matrimoni infantili, impedendo a bambini e ragazzi di studiare, avere un futuro degno di questo nome. Qui poi è sempre più difficile portare aiuti alla popolazione a causa degli scontri, con l’accesso al cibo che viene usato come arma per ottenere vantaggi politici dalle parti in conflitto.
L’appello ai leader mondiali. «Le grandi potenze mondiali, riunite al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, dovrebbero anteporre la pace al profitto, l’accesso al cibo alla fornitura di armi. Ne saranno in grado?», si domanda Petrelli. «Come più volte ha ricordato Papa Francesco “viviamo in una terza guerra mondiale combattuta a pezzi”. Una spirale di violenza e disumanità che deve essere interrotta prima che per molti sia troppo tardi», conclude.
25 maggio 2023