Armeni, Francesco: «In pericolo permanenza dei cristiani ad Aleppo»

Incontrando il Sinodo patriarcale della Chiesa armeno-cattolica, il Papa ha ricordato i 100 anni del genocidio. Il 12 aprile la Messa in San Pietro

Incontrando il Sinodo patriarcale della Chiesa armeno-cattolica, il Papa ha parlato della celebrazione del 12 aprile in San Pietro, nei 100 anni del genocidio

Ha incontrato il Sinodo patriarcale della Chiesa armeno-cattolica, ieri, giovedì 9 aprile, Papa Francesco. A in quell’udienza si è soffermato sul senso della celebrazione che domenica 12, nella basilica di San Pietro, farà memoria dei 100 anni del genocidio del popolo armeno. «Invocheremo la Divina Misericordia – ha detto – perché ci aiuti tutti, nell’amore per la verità e la giustizia, a risanare ogni ferita e ad affrettare gesti concreti di riconciliazione e di pace tra le nazioni che ancora non riescono a giungere ad un ragionevole consenso sulla lettura di tali tristi vicende».
Il pensiero di Francesco è andato a quelle zone come Aleppo «che cento anni fa furono approdo sicuro per i pochi sopravvissuti» e che oggi vedono «messa in pericolo la permanenza dei cristiani, non solo armeni». Quindi, un riferimento alla storia del popolo «che la tradizione riconosce come il primo a convertirsi al cristianesimo, nel 301». Una storia bimillenaria che «custodisce un ammirevole patrimonio di spiritualità e di cultura, unito ad una capacità di risollevarsi dopo le tante persecuzioni e prove a cui è stato sottoposto». Di qui l’invito «a coltivare sempre un sentimento di riconoscenza al Signore, per essere stati capaci di mantenere la fedeltà a lui anche nelle epoche più difficili».
Fare memoria del passato, ha rimarcato Francesco, è importante «per attingere da esso linfa nuova per alimentare il presente con l’annuncio gioioso del Vangelo e con la testimonianza della carità». Anche «le pagine sofferte della storia del vostro popolo continuano la passione di Gesù, ma in ciascuna di esse è posto il germoglio della sua risurrezione». Ai pastori allora è andato l’invito del Papa a preseverare nell’«educare i fedeli laici a saper leggere la realtà con occhi nuovi, per giungere a dire ogni giorno: “Il mio popolo non è soltanto quello dei sofferenti per Cristo, ma soprattutto dei risorti in Lui”», e a sostenere la formazione permanente di sacerdoti e consacrati.
In questa memoria del passato non poteva mancare un «pensiero riconoscente a quanti si adoperarono per recare qualche sollievo al dramma dei vostri antenati». In particolare Papa Benedetto XV, «che intervenne presso il Sultano Mehmet V per far cessare i massacri degli armeni». «Grande amico dell’Oriente cristiano», Benedetto XV «istituì la Congregazione per le Chiese Orientali e il Pontificio Istituto Orientale, e nel 1920 iscrisse Sant’Efrem il Siro tra i Dottori della Chiesa Universale», ha ricordato Francesco, che domenica 12 aprile compirà un gesto analogo con la figura di San Gregorio di Narek. «Alla sua intercessione – ha concluso – affido specialmente il dialogo ecumenico tra la Chiesa Armeno-Cattolica e la Chiesa Armeno-Apostolica, memori del fatto che cento anni fa come oggi, il martirio e la persecuzione hanno già realizzato l’ecumenismo del sangue».
10 aprile 2015