Arisa alla Casa del Jazz per “Ricominciare ancora”

Concerto il 29 luglio, con una formazione minimal. Il lockdown? «Mi ha insegnato tantissimo». Il nuovo singolo dice: «Saremo noi il miracolo che nessuno si aspettava»

#cisiamo: è l’hashtag scelto dalla Casa del Jazz per garantire la ripresa dei concerti live, naturalmente nel rispetto delle disposizioni ufficiali del protocollo sanitario Conferenza Stato/Regioni – Emergenza Covid-19 del 22 maggio scorso per gli spettacoli dal vivo e il cinema, per salvare almeno in parte una stagione musicale che sembrava già compromessa dalla pandemia. Cartellone ridotto per la manifestazione “I concerti nel parco”, che annovera tra gli artisti Arisa. L’artista genovese, che vive a Milano, si esibirà mercoledì 29 luglio, unica data a Roma, accompagnata da una formazione minimal con al pianoforte il Maestro Giuseppe Gioni Barbera che con Arisa suona da sempre, Sandro Rosati al basso/contrabbasso e Giulio Proietti alle percussioni. In scaletta grandi successi in interpretazioni ed arrangiamenti convincenti ed emozionanti, insieme ad alcune cover internazionali.

Fuoriclasse del canto, voce limpida e nello stesso calda e avvolgente, con questo spettacolo Arisa si propone di rielaborare, in maniera assolutamente personale, generi diversi in chiave pop, con l’idea di riprendere un discorso sospeso insieme al pubblico e farlo diventare come una fotografia, un ricordo indelebile che rimane, si ripete, sorprende. Di sorprese ne ha riservate anche la sua carriera: vincitrice due volte al Festival di Sanremo, rispettivamente nel 2009, anno in cui ha vinto come esordiente, con il brano “Sincerità”, dalle sonorità allegre quasi da cantilena, e nel 2014, nella categoria “Campioni” con “Controvento”, che esaltava la sua voce, nel tempo l’abbiamo apprezzata al cinema e in tv, schietta, coraggiosa nel mostrarsi senza fronzoli, verace e soprattutto sincera. La conferma arriva dall’intervista che ci ha concesso alla vigilia della partenza per la prima data del tour estivo, che la porterà in Versilia.

Arisa, come stai in questo periodo?
Sto benissimo, sono a casa a preparare la valigia e sono molto ansiosa di ritrovare il mio pubblico. Certe volte ci vogliono degli scossoni, certo questo è stato più di uno scossone.

Come hai passato il periodo del lockdown?
È stato un periodo maestro, mi ha insegnato tantissime cose, mi sono guardata dentro, ho guardato quello che c’era intorno a me e ho preso delle decisioni molto importanti. È stato anche un periodo di grandi riflessioni, anche di grande sofferenza, devo dire la verità, perché qua a Porta Venezia a Milano, dove abito, le ambulanze sono la nostra colonna sonora. Però ho riscoperto la mia casa, la sensazione di ritrovarsi comodi nella propria casa, rivalutare quello che hai, quello che non va, cominciare a guardare approfonditamente nei cassetti e ritrovare reperti archeologici, è stato utile.

Come ti immagini la ripartenza con i prossimi concerti?
Sono emozionata, e mi piace sentirmi così pensando a quando rivedrò il pubblico davanti. Non so che effetto mi farà vedere le persone distanziate e con la mascherina, anzi, devo dire che la mascherina non mi spaventa, in questo momento dobbiamo considerarla una nostra amica perché ci salvaguarda. Io intanto penso solo a prepararmi il meglio possibile per essere all’altezza di quello che devo fare.

A quali brani del tuo repertorio sei più legata?
Per primi direi sicuramente quelli che mi hanno fatto diventare quella che sono oggi. Quindi “Sincerità”, “La notte”. Ma con 60 inediti, devo dire che sono legata un po’ a tutti, onestamente quando scelgo di cantare una canzone è perché mi entra dentro, quindi sono legata a tutte.

Con il tuo ultimo album, “Una nuova Rosalba in città”, hai iniziato a scrivere dei brani. Hai proseguito questo percorso?
Io scrivo, scrivo tanto, anche in questo periodo ho scritto, ma non canto le mie canzoni (ride, ndr), cioè le canto pochissime volte, preferisco cantare canzoni di altri. Tendiamo a essere critici con quello che facciamo. Per cantare quello che scrivi bisogna credere davvero in quello che si dice e si pensa.

Pudore o umiltà?
Non saprei, è che io scrivo cose che mi riguardano veramente tanto, anche cose molto tristi a volte, anche perché, come dice qualcuno, quando sono felice esco! Quindi non mi va di manifestare questa tristezza, preferisco cantare le canzoni di chi sa trattare temi importanti con leggerezza.

Cosa vorresti raccontare adesso?
Sta per uscire tra pochissimo un nuovo singolo che parla del potere dell’uomo, la possibilità che ci è data di cambiare le cose, siamo energia, siamo miracoli che avvengono giorno per giorno, la nostra stessa esistenza è un miracolo. La canzone dice: “Saremo noi il miracolo che nessuno si aspettava” e vuole essere un incoraggiamento, perché siamo troppo tramortiti da quello che è successo, ma le botte non possono essere fini a sé stesse. Quando prendiamo botte come questa della pandemia, dobbiamo capire quello che è successo e in questo caso sicuramente molto dipende anche dai nostri stili di vita, abbiamo dato per scontato tante cose per troppo tempo.

Come sarà il concerto di Roma?
Il concerto di Roma sarà bellissimo! Speriamo che vengano tante persone. Farò brani del passato e il recente “Ricominciare ancora”. E poi cover recenti e del passato. Insomma, c’è un mischione di roba perché vogliamo divertirci e divertire, far star bene la gente, il concerto deve essere uno spettacolo coinvolgente.

22 luglio 2020