Vita in comune: la nuova frontiera del volontariato residenziale

L’esperimento è partito dalla Comunità di Capodarco di Roma, dove un gruppo di otto giovani tra i venti e i trenta anni vive insieme agli ospiti disabili. La parola chiave? Condivisione di Antonella Patete (Redattore Sociale)

Un progetto di volontariato pensato per i giovani e rivolto ai giovani. Dalla fine del 2012 la Comunità di Capodarco di Roma Onlus ha dato il via a un’iniziativa inedita: la possibilità di sperimentare un periodo di “volontariato residenziale”, una modalità di servizio volontario che prevede un periodo di vita in comune con le persone disabili, in gruppi famiglie e comunità alloggio, all’interno della sede di via Lungro 3, a Roma, per un impegno di circa 36 ore a settimana, organizzato su 6 giorni. Attualmente i volontari sono otto: 6 femmine e 2 maschi tra i 22 e i 30 anni, tutti di nazionalità italiana ma provenienti da varie regioni: Veneto, Lazio, Puglia e Sicilia.

Fra loro Elena, che ha 29 anni e arriva da Verona. Dopo essersi laureata in Relazioni internazionali e diritti umani è partita per il Brasile per conto di Cesc Project, un’organizzazione nata per promuovere il servizio civile in Italia e all’estero. «Siamo a disposizione della comunità – racconta -. Svolgiamo mansioni semplici, come aiutare le persone disabili a mangiare e a lavarsi i denti. Mentre nel pomeriggio ci dedichiamo, tutti insieme, alle varie attività realizzate nel corso della giornata». Sara, invece, ha 27 anni, una laurea in lingue e viene da Viterbo. Anche lei in precedenza ha svolto il servizio civile con il Cesc Project. È stata in Argentina, dove si è occupata soprattutto di minori a rischio, ma anche di disabilità. Ed ora, in attesa di ripartire, ha cominciato il suo percorso di volontariato all’interno della Comunità di Capodarco. «Si tratta di un’esperienza bellissima, una di quelle cose che ti servono nella vita – spiega -. Per me la cosa più difficile è stata imparare a essere paziente e a rispettare i tempi degli altri, ma si istaurano rapporti interpersonali talmente ricchi da farti dimenticare la pesantezza di alcuni momenti».

«La Comunità di Capodarco ha una lunghissima tradizione di obiezione di coscienza, servizio civile e volontariato – spiega il presidente Luigi Politano -. La presenza dei giovani è stata costitutiva nella fondazione di questa realtà e oggi, pur essendo cambiati i tempi, resta intatto il filo con lo spirito delle origini. Per questo, in un periodo come quello che stiamo vivendo, caratterizzato dalla scarsità delle risorse economiche e da una forte crisi di valori da parte dei giovani, abbiamo deciso di puntare sul volontariato residenziale». Dopo un primo periodo di accoglienza, osservazione e conoscenza della Comunità, i volontari cominciano a prendere parte alle attività giornaliere e ai tanti laboratori di pittura, restauro e artigianato che scandiscono la vita quotidiana degli ospiti. Ma non è solo una questione di crescita umana e personale, ci tengono a precisare i promotori dell’iniziativa. «Il volontario acquisisce competenze riguardanti l’aiuto e l’assistenza di persone con difficoltà fisiche, psichiche, mentali e comportamentali», conferma il presidente. Inoltre, previo accordo specifico con le facoltà interessate, è possibile ottenere il riconoscimento di crediti universitari. Al termine dell’esperienza, infine, viene rilasciata un’attestazione spendibile nelle selezioni di corsi per operatori socio-sanitari, nel servizio civile e, più in generale, utile per esercitare le professioni di aiuto e di cura alla persona. Per info si può scrivere a Rossano Salvatore (rsalvatore@capodarco.it) o telefonare al numero 06.712.80.300.

25 febbraio 2014

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