Unioni civili: lo stop del municipio XI

L’assemblea municipale ha bocciato la delibera promossa dal presidente Massimiliano Smeriglio sull’istituzione di un registro di Federica Cifelli

Dopo il municipio X ieri avrebbe dovuto essere la volta dell’undicesimo. Avrebbe dovuto. Invece, con 14 voti contrari su 25, la delibera per l’istituzione del registro delle unioni civili già approvata il 22 dicembre dai colleghi del X è stata bocciata dall’assemblea municipale guidata da Massimiliano Smeriglio (Rifondazione Comunista). Determinanti i voti dei quattro consiglieri della Margherita, che per l’occasione hanno votato insieme a Forza Italia e Alleanza Nazionale, contribuendo così ad affossare un provvedimento fortemente voluto dal presidente Smeriglio. Un atto, fra l’altro, che avrebbe avuto un valore esclusivamente simbolico, non avendo il consiglio municipale la possibilità di concedere status giuridico alle unioni civili.

Sensibilizzare l’opinione pubblica: questo, per i promotori – Smeriglio in testa – l’obiettivo vero della delibera. Finire sulle cronache e sollevare un gran polverone: la lettura che ne danno gli oppositori, politici e non solo. Il voto contrario dei consiglieri della Margherita infatti è arrivato dopo la richiesta di ritirare il testo e ridiscutere il documento presentata dal capogruppo Angelilli. «L’astensione – ha spiegato – avrebbe portato a un risultato diverso». Di qui la scelta del no. In contrapposizione a quella dei consiglieri della Margherita che nel municipio X invece avevano contribuito all’approvazione dello stesso provvedimento. «In quest’aula – ha tuonato il presidente sconfitto – si rompe il patto dell’Unione e si assiste a una violazione del programma di governo su cui in primavera ci si presenterà agli elettori. In quest’aula vince Ruini e il progetto neocentrista». In quell’aula, ribatte il buon senso, ha perso la politica che evita il confronto costruttivo, a partire dalla stessa maggioranza. La politica del clamore e della provocazione. Che dimentica il modello di famiglia sancito dalla Costituzione, prima ancora che dalla tradizione culturale o religiosa del paese, tirando per la giacchetta valori, ideali e diritti, in nome di un’idea di libertà civile tutta da dimostrare.

Ieri, commenta Ciro Intino, segretario generale del Forum delle associazioni familiari del Lazio, «è stato sventato un tentativo di aggirare surrettiziamente precise norme di legge, anche di rilievo costituzionale. Tentativo che manifesta l’incapacità di affrontare apertamente le incongruenze e le contraddizioni insite nello stesso intervento che veniva proposto». La risposta dell’associazionismo familiare è un impegno sempre maggiore, «con un’opinione pubblica sempre più disorientata», nell’informazione e nella sensibilizzazione. A cominciare dal mondo della scuola. «Vanno in questa direzione – rileva ancora Intino – le iniziative che come Forum regionale stiamo portando avanti. Con la piena convergenza di tutte le associazioni che ne fanno parte».

11 gennaio 2006

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