Una porta verso l’infinito, presentato il progetto

Un’ iniziativa dell’Ufficio diocesano comunicazioni sociali in collaborazione con il Pontificio Consiglio della cultura: in agenda incontri, concerti e spettacoli per far conoscere attraverso l’arte la bellezza della fede di Mariaelena Finessi

Occasione di incontro tra musica, arte, teatro e cinema, il progetto «Una porta verso l’Infinito. L’uomo e l’Assoluto nell’arte», ideato dall’Ufficio comunicazioni sociali del Vicariato di Roma in collaborazione con il Pontificio consiglio della cultura, si propone quale confronto fecondo di linguaggi diversi. «Capace – spiegano gli organizzatori alla stampa, intervenuta il 13 dicembre alla presentazione nel Palazzo Lateranense – di dare spazio a una corrispondenza di differenti prospettive, approfondendo tematiche culturali trasversali alla contemporaneità». Non si tratta, tuttavia, di una mera iniziativa d’intrattenimento.

L’arte, nelle sue variegate espressioni, offre infatti «un’opportunità per elevare lo sguardo verso Dio – chiarisce il cardinale vicario Agostino Vallini nell’intervento letto durante la conferenza -. In questo secolo, sedotto dalle suggestioni della comunicazione ma orfano di un’autentica esperienza di comunione, la nuova evangelizzazione non può prescindere dall’arte, nelle sue molteplici forme, per trasmettere la forza e il fascino della fede». Fitto il programma degli eventi: si inizia con la musica, il 22 dicembre alle ore 21, a Santa Maria in Montesanto a piazza del Popolo – meglio conosciuta come Chiesa degli Artisti – con un concerto del Coro del Teatro dell’Opera di Roma sulle note del “Te Deum” di Mendelssohn e della “Messa in do minore op. 147” di Robert Schumann. La serata verrà introdotta da una breve presentazione di un musicologo e di un teologo. «Se l’arte è educativa – chiarisce monsignor Melchor Sànchez de Toca y Alameda, sotto-segretario del Pontificio Consiglio della Cultura -, e il termine “educare” vuol dire “tirare fuori” o “condurre”, allora è giusto trasportare l’ascoltatore verso una reale comprensione dell’opera». In un tempo come quello attuale, «caratterizzato dal divorzio – diceva Paolo VI – tra la fede e la cultura», ecco che l’arte si fa strumento di comunicazione privilegiato, perché universale.

Ora più che mai: la gratuità degli appuntamenti in programma «consente infatti a chi non ha risorse economiche – chiarisce Roberto Gabbiani, direttore del Coro del Teatro dell’Opera di Roma – di poter ascoltare i grandi capolavori della storia della musica». E ai giovani, «additati come disinteressati alla cultura, di avvicinarsi all’arte con la “a” maiuscola», precisa Francesco d’Alfonso, direttore artistico della rassegna. Certamente occorre una buona guida, si diceva, «noi però creiamo le condizioni – conclude monsignor Sànchez de Toca y Alameda – perché i giovani possano essere raggiunti dalla bellezza, che i credenti chiamano Dio». «L’arte, infatti, nel suo essere comunicazione del vero e del bello, interpella l’uomo nella ricerca del senso della propria esistenza – spiega don Walter Insero, incaricato dell’Ufficio comunicazioni sociali -, e nell’esprimere l’”inesprimibile” e nel penetrare il “mistero”, incontra l’anelito di infinito e il desiderio di felicità del cuore dell’uomo».

Dopo altre tre date, il 5, 6 e 7 sempre a Santa Maria in Montesanto (un concerto e un’opera), la rassegna, il cui titolo prende spunto dall’espressione utilizzata da Benedetto XVI per definire il concetto di arte come «capace di esprimere e rendere visibile il bisogno dell’uomo di andare oltre ciò che si vede», proseguirà il 14 gennaio, alle ore 10.30, con il convegno «Sulla via della bellezza per una nuova evangelizzazione». Tra i relatori, il presidente del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, l’arcivescovo Rino Fisichella, il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, e l’architetto Paolo Portoghesi.

14 dicembre 2011

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