“Una porta verso l’Infinito”, al via la seconda edizione

Presentato il progetto che quest’anno ha come tema “Il tutto in un frammento”. Venerdì 21 dicembre alla Chiesa degli artisti il primo appuntamento, con il concerto del coro e dell’orchestra del Teatro dell’Opera di Lorena Leonardi

Musica, installazioni, incontri. Sono le iniziative di “Una porta verso l’Infinito. L’uomo e l’assoluto nell’arte”, rassegna giunta alla seconda edizione e presentata oggi, 18 dicembre, nell’aula della Conciliazione del Vicariato. Il progetto di approfondimento e divulgazione culturale, curato all’Ufficio comunicazioni sociali della diocesi in collaborazione con il Pontificio Consiglio della Cultura, propone un calendario sul tema “Il tutto in un frammento” che partirà venerdì 21 dicembre, alle 21 nella basilica di Santa Maria in Montesanto – Chiesa degli artisti in piazza del Popolo, con il concerto del coro e dell’orchestra del Teatro dell’Opera di Roma. Il percorso, compiuto sui passi delle arti, accompagna dalla bellezza del frammento alla contemplazione del tutto.

«Le “vie della bellezza” aprono alla rinascita morale e spirituale, di cui si avverte la necessità in un tempo di crisi», scrive il cardinale vicario Agostino Vallini nel catalogo del progetto, richiamando le parole di Benedetto XVI, che «ha spesso ricordato come la musica è in grado di “rimandare, al di là di se stessa, al Creatore” aiutando “a elevare la mente verso Dio per trovare in lui le ragioni della nostra speranza”». Il teatro, il cinema, la letteratura, le arti figurative, prosegue il vicario del Papa, «possono condurre gli uomini a scoprire e a entrare profondamente nel mistero di Dio».

Quello con gli artisti è un rapporto di «amicizia», ha evidenziato nel corso della conferenza stampa il vicegerente della diocesi, monsignor Filippo Iannone, che ha fatto riferimento alle parole rivolte dai padri conciliari «a coloro che sono amici della bellezza e per essi lavorano». Tra le proposte presentate, concerti di musica sacra che raggiungeranno anche le parrocchie di San Giovanni Bosco, San Josemaria Escriva e San Roberto Bellarmino; installazioni “site specific”, ossia pensate ad hoc per il luogo in cui si trovano, ad opera di artisti contemporanei. E ancora, una rassegna teatrale e gli incontri, da gennaio, con sette grandi interpreti dell’arte tra cui Franco Battiato, Dacia Maraini, Santiago Calatrava che, intervistati da importanti firme del giornalismo, racconteranno la ricerca dell’assoluto attraverso il proprio percorso creativo.

L’obiettivo, ha affermato don Walter Insero, incaricato dell’Ufficio comunicazioni sociali del Vicariato, è «dimostrare che l’arte è espressione della meravigliosa bellezza di Dio» e ha pertanto «il dovere di assurgere a strumento di comunicazione del messaggio salvifico della fede». Grazie alla sua magnificenza, ha aggiunto don Insero, «l’uomo, fin dalle sue origini, è stato messo nella condizione di assaporare il diletto dell’assoluto, di cogliere nell’immediatezza del suo presente i tratti dell’eterno, di contemplare l’immutabile».

Un nesso, quello tra arte, fede e teologia, che finora è stato «fragile» secondo il delegato del Pontificio Consiglio della Cultura, monsignor Carlos Azevedo: «Quella proposta è una nuova congiuntura, ma c’è ancora molto da fare per un autentico rapporto tra il mondo degli artisti e la pratica della fede cristiana». Monsignor Azevedo ha infine invitato «ad aprire occhi, cuori e menti alla diversità dell’arte», ad «andare oltre i soliti luoghi per portare avanti un lavoro pedagogico» e a cogliere «il pathos multiforme di Dio per l’umanità».

Dal momento che l’arte «è un elemento imprescindibile della via della bellezza, perché ha la forza di comunicare, di varcare i confini della superficie, di fuggire l’effimero, di sondare il mistero», “Una porta verso l’Infinito”, ha spiegato Francesco D’Alfonso, direttore artistico del progetto, «rinnova l’invito a percorrere questa via attraverso l’arte tutta, intesa come contaminazione profonda tra i vari codici espressivi e come dialogo trasversale tra la creatività contemporanea e la trascendenza». La creazione dell’universo, del mondo visibile, del particolare, ha proseguito, «si iscrive in un disegno di sfavillanti colori dove il tempo non esiste, dove l’eternità prende il posto della temporalità, dove il frammento si ricostruisce nel tutto». Se l’uomo da una parte «osserva una bellezza frammentaria e caduca», percorrendo un «itinerario di percezioni, riesce a contemplare la bellezza eterna e immutabile». E può cogliere, ha concluso D’Alfonso citando il teologo svizzero von Balthasar, «il tutto nel frammento, l’infinito nel finito, Dio nella storia dell’umanità».

Per informazioni e il calendario: www.ucsroma.it.

18 dicembre 2012

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