“Una notte blu cobalto”, realtà e favola a Catania oggi

Opera prima di Daniele Gangemi, il film racconta la storia di Dino Malaspina, universitario fuori corso che riflette sulla vita consegnando pizze di Massimo Giraldi

Parliamo di un’opera prima italiana, un segnale da seguire nell’ambito del ricambio generazionale nel nostro cinema. Si tratta di “Una notte blu cobalto” diretto da Daniele Gangemi. Nato a Catania nel 1980, studente al Dams di Bologna, attivo nel cortometraggio, Gangemi sceglie di tornare per l’esordio nella propria città con l’intento, forse un po’ ambizioso, «di soffermare lo sguardo sul mondo e sulla società passando attraverso Catania».

Dino Malaspina, universitario fuori corso, non riesce a metabolizzare la brusca interruzione della storia d’amore con Valeria, e vive in una statica apatia. Un sera passa davanti a una modesta pizzeria, chiamata Blu Cobalto, dove cercano qualcuno per consegnare pizze. Accetta il lavoro e comincia un giro della città con risvolti imprevedibili. Ma la mattina dopo si sente più sereno.

Cominciato con i toni realistici di una Catania tutta ripresa dal «vero», il copione cambia presto direzione. Forse poco supportato dal tono sfilacciato dei dialoghi, il racconto vira nel favolistico, nel fascino di personaggi fortemente caratterizzati, scavando nelle pieghe della perdita dei sentimenti, della difficoltà di crescere, del futuro da costruire. Temi grandi, non sempre risolti, ma il film merita di essere guardato con simpatia.

21 giugno 2010

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