Un ponte tecnologico per i giovani africani

Il progetto Digital Bridge: scuole del Camerun e Saharawi gemellate con quelle della Regione Lazio tramite infrastrutture tecnologiche e collegamenti satellitari di Giorgia Gazzetti

Inclusione digitale e sociale a favore delle scuole del terzo mondo. Sono questi gli obiettivi del progetto Digital Bridge, i cui primi risultati sono stati presentati ieri (6 ottobre 2010) nella Sala Tirreno della Regione Lazio di fronte ad una platea di oltre 500 alunni romani in collegamento con quelli africani.

Coordinato dalla Fondazione Mondo Digitale e finanziato dalla Regione Lazio, il progetto di e-inclusion è stato realizzato nella regione Lebialem, municipalità di Menji, in Camerun da Scuole in Rete di Roma (Sir), Lebialem Association for Twinning of Schools (Lats) in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e la rete di Ong ActNow Alliance; invece nei campi profughi Saharawi, nella Wilaya di Aaiun, sta operando Bambini+Diritti Onlus, già impegnata in diversi programmi di cooperazione sul territorio.

Dunque, «Digital Bridge significa infrastrutture tecnologiche e collegamenti satellitari, formazione e sostegno alla didattica – sottolinea il direttore generale della Fondazione Mondo Digitale Mirta Michilli – e anche creazione di una comunità per lo sviluppo, gemellaggi digitali tra scuole africane e italiane, missioni operative di solidarietà, scambio didattico».

Dodici le scuole romane coinvolte e gemellate con quelle camerunensi e Saharawi. «I Saharawi mi hanno insegnato il rispetto reciproco, l’importanza di conservare la memoria di un popolo, mi hanno chiesto di parlare di loro con il resto del mondo e raccontare la mia esperienza», racconta Almira, studentessa del liceo I. Newton. Le stesse parole nel messaggio di Omar Mih, rappresentante del Fronte Polisario: «L’unica cosa che vi chiediamo è di parlare di noi».

Significative anche le testimonianze di due giovani che hanno partecipato al progetto con la classe II F del LS F. D’Assisi: Chun Seong, coreana del Sud, e Gino Charlton Gemcila Samini, indiana. «Abbiamo voluto far conoscere ai nostri amici camerunesi la vita di tutti i giorni nell’antica Roma attraverso un video in 3D che abbiamo elaborato. Ci è sembrato un modo utile di trasmettere loro le nostre tradizioni, dandogli anche la possibilità di vedere le bellezze di una città che non hanno mai visitato purtroppo». «Grazie a questo progetto – prosegue Chun – ho capito che mi piacerebbe molto andare in Africa per poter aiutare concretamente le persone più povere».

In Camerun sono già connesse le istituzioni di Fontem e quattro licei. «Realizzare un mondo unito, rompere le barriere che esistono tra le culture e sconfiggere i muri, è questo il senso del progetto», sintetizza il presidente Lats e coordinatore del piano di inclusione in Camerun Martin Nkafu.

La coordinatrice dei programmi scolastici di Bambini+Diritti Flavia Ortolani spiega come, operativamente, stanno lavorando per abbattere il digital divide che separa i bambini Saharawi da quelli del mondo occidentale: «La prima fase è stata dedicata all’installazione delle infrastrutture e all’avvio della formazione del personale locale. I destinatari del primo investimento formativo sono stati i giovani della Wilaya di Aaiun nel Sahara occidentale. Gli adolescenti (14-18 anni) – prosegue Ortolani – hanno partecipato a due corsi di formazione sulle nuove tecnologie per la comunicazione». Invece, tra gli obiettivi previsti nella 2ª fase «puntiamo al consolidamento dei risultati raggiunti nella Wilaya di Aaiun e all’avvio di un curriculum sperimentale per l’insegnamento dell’informatica nella scuola secondaria, all’estensione del progetto alla Wilaya di Ausserd; all’ampliamento della rete di scuole coinvolte, al rafforzamento dei sistemi di connessione per rendere al più presto il popolo Saharawi autonomo nella gestione del progetto».

Sostenere iniziative di questo tipo «è per tutti noi un dovere – commenta padre Janvier Marie Gustave Yameogo, delegato per l’Africa del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali -. Viviamo nell’era digitale ed è fondamentale favorire il rapporto e la partecipazione dei più poveri a quello che accade nel mondo, dando loro la possibilità di essere liberi, aperti, informati, di arricchirsi della cultura degli altri popoli». Più giustizia, più amicizia tra i popoli, maggiore capacità di esprimersi e di essere protagonisti della propria vita. «Anche il Santo Padre – conclude padre Yameogo – ha denunciato il digital divide manifestando il suo totale sostegno verso tutte quelle iniziative che tendono ad includere chi è escluso».

7 ottobre 2010

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